Samuele Pià, il figlio d’arte che fa sognare l’U17: “Io, l’Inacio Mask, Dortmund e…papà”

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Talentino che il Borussia ha soffiato un anno fa all’Atalanta, sta trascinando l’Italia all’Europeo. Quattro gol in tre partite, meglio di Francesco Camarda un anno fa

Andrea Barilaro

Tocca il pallone come un brasiliano ma gioca per l’Italia, indossa la numero 10 di Francesco Totti ma studia Neymar. Suo padre, Inacio Piá, ex Serie A con Atalanta, Napoli e Catania, lo giura: “È già più forte di me”, lui sogna di segnare sotto il muro giallo di Dortmund e perché no, “anche in una finale Mondiale”. E se non ce la farà… non lo sa e non vuole nemmeno pensarci: “Voglio fare il calciatore. Stop. Un piano B? Ora come ora non so davvero cosa rispondere…”. Samuele Inacio, 17 anni e figlio d’arte, talentino che il Borussia Dortmund ha soffiato un anno fa all’Atalanta, sta trascinando l’Italia all’Europeo Under 17. Quattro gol in tre partite, meglio di Francesco Camarda un anno fa: “Però lui ne ha segnati due in finale. E la coppa l’ha vinta…”. Giovedì affronterà il Portogallo in semifinale per provare a fare lo stesso. 

A proposito di Portogallo, tu sai già come fargli male… 

“Li abbiamo affrontati e battuti a settembre, uno dei due gol l’ho segnato io. Sono una squadra forte, difficile da affrontare, ce lo hanno dimostrato già a inizio stagione. Inoltre vorranno la loro rivincita, anche perché un anno fa hanno perso la finale proprio contro di noi. Però siamo pronti: andremo in campo per vincere”. 

Che aria tira in spogliatoio? 

“Siamo tutti carichissimi e concentrati sull’obiettivo. Pensiamo partita per partita, però dentro di noi sappiamo benissimo dove vogliamo arrivare… E in questo ci ha aiutati molto Thomas Campaniello, che ha già vinto lo scorso anno a Cipro”. 

“Che vincere un Europeo è una delle sensazioni più belle che si possano provare: dare il massimo, soffrire tutti insieme per poi festeggiare. Noi ci proveremo”. 

Senti, ma cosa si prova a segnare una doppietta in un Europeo? 

“È una sensazione bellissima, una delle emozioni più grandi che abbia mai provato. E averlo fatto con la numero 10 sulle spalle è ancora più bello, è un numero pesante che porta con sé una grossa responsabilità”. 

Ti do un dato: nemmeno Francesco Camarda un anno fa aveva segnato così tanto dopo la fase a gironi. 

“(ride) Lui però ne ha segnati due in finale e ha dato il suo contributo per alzare la coppa, quindi spero di non fermarmi e continuare a fare gol”. 

Ne hai segnati quattro in tre partite, e due sono arrivati dal dischetto: hai un segreto? 

“Niente di particolare. E dietro non c’è chissà quale studio o altro, dipende semplicemente dal momento. Come viene… viene”. 

Come nasce la tua esultanza? 

“È nata tanto tempo fa, quando ero piccolo e giocavo a calcio con mio padre. Ricordo che preparavamo tutto per bene, facendo finta di avere un rigore a favore all’ultimo secondo di una partita importantissima. A quel punto calciavo, segnavo… e via di esultanza. L’ho scelta anche perché ai tempi del Napoli aveva la sua maschera, dunque decisi che ne avrei avuta una anche io”. 

Diamo spazio alla fantasia: in quale partita sogni di esultare con l’Inacio Mask? 

“Ne dico due: finale Mondiale e in una qualsiasi sotto la curva del Signal Iduna Park, lo stadio del Borussia Dortmund”. 

Dicono che il muro giallo dal vivo faccia venire i brividi: confermi? 

“Beh, posso dire senza dubbio che sia lo stadio più bello che abbia mai visto. Ricordo la prima partita che ho seguito dal vivo, quella contro l’Eintracht Francoforte. E la tifoseria trasmette un’emozione incredibile. Lo dico apertamente: il mio sogno è di poterci giocare, e perché no, anche segnare”. 

Ti volevano Manchester City e Bayern Monaco, poi hai scelto il Borussia Dortmund: perché?

“Semplice: il progetto. Credo che quello che mi era stato presentato dal Borussia fosse il migliore per la mia crescita e il mio futuro. In questi mesi mi sto trovando benissimo, ogni membro della società mi ha accolto a braccia aperte e sì, è una scelta che rifarei sicuramente altre cento volte”. 

In questo ti ha aiutato anche Luca Reggiani? “Esatto. I primissimi mesi sono stato fortunato ad avere lui al mio fianco, ha facilitato il mio inserimento nel gruppo”. 

Hai notato tanta differenza con il calcio italiano? 

“Qualche differenza sicuramente c’è, ma neppure così tante. Che si parli di Italia o di Germania, il livello del calcio, soprattutto giovanile, è molto alto e per fare bene bisogna affrontare ogni partita con la testa giusta”. 

“Al mattino frequento una scuola online italiana, poi mi alleno. La sera dipende: o esco con i compagni di squadra a fare un giro in città, oppure mi concedo un po’ di svago con i videogiochi”. Giochi di calcio, immagino… 

“Chiaramente (ride). Mi piace giocare con i miei amici d’infanzia, abbiamo creato una nostra squadra ormai tre o quattro anni fa e ci divertiamo tutti insieme”. 

E tu sicuramente giochi in attacco! 

“Sì e no. Nel gioco faccio la prima punta, il finalizzatore. Sono quello che deve fare i gol, ma nella realtà sono un giocatore molto diverso. Ma non sono mai riuscito a dimostrare il mio vero valore, dunque a un certo punto il capitano ha scelto di mettermi davanti e lì sono rimasto”. 

A Dortmund qualche pizzeria buona l’hai trovata? 

“Un po’ ce ne sono. Ma ecco, il cibo è forse la cosa che più mi manca dell’Italia. Oltre alla famiglia, che chiaramente mi manca ogni giorno”. 

Tuo padre, ex Serie A, dice che sei già più forte di lui… 

“Ci scherziamo tanto su questa cosa, già da quando ero più piccolo. Come rispondo? Beh, dicendo che mi piacerebbe fare meglio di lui…”. 

Gli aspetti in cui ti ha aiutato maggiormente? 

“Mi ha sempre detto che il talento aiuta tanto, per certi versi è fondamentale ma da solo non basta. In poche parole, senza duro lavoro non si va da nessuna parte. Mi ha anche messo in testa che non bisogna accontentarsi mai, quindi cercare sempre di migliorare e puntare in alto”. 

“Sempre, sia prima sia dopo le partite. Mi dà consigli, parliamo di cosa avrei potuto fare meglio e di cosa invece sono riuscito a fare bene. Le sue indicazioni, avendo giocato per diversi anni ad alti livelli, sono sempre di grandissimo aiuto”. 

E dopo la doppietta al Belgio cosa ti ha detto? 

“Era felicissimo! Abbiamo festeggiato, ci siamo goduti il momento. Ha assistito dal vivo alle prime due partite contro Cechia e Inghilterra, è mancato all’ultima del girone contro il Belgio ma tornerà per la semifinale”.



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