Juventus: Motta, ecco gli errori da non ripetere contro l’Inter e le 5 lezioni dell’andata

allgossip9@gmail.com
4 Min Read

Da cosa dovrà ripartire la Juve per non commettere gli stessi errori dell’andata e cosa può salvare del pari-show di San Siro

Guendalina Galdi

Giornalista

L’impresa praticamente impossibile sarà replicare lo spettacolo di ottobre e guai ad aspettarsi di nuovo otto gol in novanta minuti come non accadeva dal ’75, perché il rischio di rimanere delusi è elevatissimo. Juve-Inter non sarà Inter-Juve 4-4 ma allo Stadium, domenica, sono tutti pronti a risalire sulla giostra del derby d’Italia, soprattutto con la speranza di evitare vertigini e quei cali di lucidità che hanno agevolato lo show di quattro mesi fa ma che hanno dato anche tanto da pensare.

gli errori macro della difesa

—  

Tanto lavoro per Thiago Motta che da San Siro ha rischiato di uscire con le ossa rotte. E invece no. L’Inter sciupa, spreca il 5-2 ed è lì che la Signora si è svegliata, come nelle migliori favore baciata dalla doppietta di un principe (turco) che si è preso riflettori, gloria, applausi e soprattutto quel punto e quel pari per lasciare il Meazza guardando il bicchiere mezzo pieno. Un film impensabile, una trama dai contorni inquietanti per quanto ha riguardato la difesa… horror. Kalulu, nello stadio che è stato casa sua per anni anche se vestito di rossonero, ha vissuto probabilmente la sua peggior partita juventina (l’intervento scomposto su Dumfries che provoca il secondo rigore è un suo regalo); Danilo, spesso in affanno, ha lasciato tanto, troppo, a Thuram (suo il fallo che porta al primo rigore) e Mkhitaryan (qui fallisce l’uscita). 

cosa salvare: reazione, intuizione, verticalità e muro

—  

La risposta, l’atteggiamento in una situazione avversa. In una parola: la reazione. Troppo semplice? Solo in apparenza. È da quello spirito che Motta proverà a ribadire l’importanza di un risultato positivo nel derby d’Italia davanti ai propri tifosi. Ripartirà da lì, da quei pugni sul petto che si è dato guardando, quasi spiritato, Thuram lì a bordocampo vicino a lui subito dopo il gol del 4-4 di Yildiz. “È questo che manca, il cuore”, le poche parole spese in quel momento in cui alla sua Signora chiedeva l’anima. Al 61′ l’intuizione diventata svolta. Due cambi: Yildiz e Savona dentro per Fagioli e Weah. Più verticalità, proiezione verso avanti. Un po’ la stessa che prima aveva permesso a McKennie di infilarsi tra le linee, raccogliere il pallone di Cabal e servire Vlahovic davanti alla porta per la rete dell’1-1. Ma al di là dei gol fatti c’è sempre il peso di quelli non presi. Chiedere al muro DiGre che in due minuti, tra il 65′ e il 67′, ha tenuto a galla Madama con due interventi che hanno evitato il tracollo: il primo su Dimarco, il secondo su Barella. Due occasioni del possibile 5-2 neutralizzate e diventate la carica per la rimonta. Montagne russe e lezioni. L’esame è alle porte. 



Share This Article
Leave a Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *