Le finali perse ai playoff sono solo un lontano ricordo: in questa stagione la squadra di Andreoletti ha finalmente centrato l’obiettivo
Ci sono dei casi in cui l’importante è farcela. Non conta come o di quanto. Il campionato del Padova di quest’anno va immaginato come una lunga corsa su rettilineo, con una partenza sprint, un testa a testa con il secondo che insidia e infine lo scatto finale. Quello che cambia la storia e scaccia una maledizione che durava da ormai sei anni. Oggi è realtà, il Padova torna in Serie B. Sembra passata una vita. E adesso gli schiaffi presi dal destino e le finali playoff perse sono solo un lontano ricordo. Una volta era stato il Südtirol, un’altra la Feralpisalò, l’ultima il Mantova: davanti c’era sempre qualcuno più forte. Non stavolta. Il Padova di Andreoletti si è imposto e da piazzato è tornato vincente.
la stagione
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In spogliatoio, successo dopo successo, gli sguardi di tutti sono diventati più consapevoli. L’obiettivo era chiaro, ma guai a nominarlo. È stato così per tutto l’anno, fino alla fine. La squadra è sempre stata in testa, dall’inizio a oggi, quando ha concretizzato il tutto pareggiando sul campo del Lumezzane (0-0) e legittimando la promozione. Anche se il dominio parte da agosto. La prima sconfitta è arrivata a febbraio con la Virtus Verona, dopo 19 vittorie e 5 pareggi. Tradotto: 24 partite senza mai perdere. C’è stato addirittura un momento in cui il Padova guidava la classifica a + 10 sul Vicenza secondo, ma anche uno in cui si è trovato a inseguire. È successo a fine marzo, quando la formazione di Andreoletti si fermava con l’Atalanta U23 e il Vicenza batteva la Pro Vercelli. Il sorpasso, però, è durato appena 11 giorni. Poi il Padova si è ripreso la vetta, complice un passo falso degli uomini di Vecchi (anche loro sconfitti dalla Virtus Verona). Ma è ormai storia. I biancorossi hanno chiuso a quota 86 punti, con il miglior attacco del girone e la miglior difesa (a parimerito con il Vicenza).
l’allenatore
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Nella vittoria del Padova si vede la mano dell’allenatore. Matteo Andreoletti, 36 anni, uno che a 23 ha lasciato il calcio giocato per fare quello che più lo emozionava: guidare una squadra dalla panchina. Ha studiato tanto, si ispira a De Zerbi e Gasperini e quest’anno ha creato una macchina quasi perfetta. “Alleno un gruppo di lavoratori. Affrontiamo tutto con grande calma e umiltà”, aveva detto alla Gazzetta a inizio stagione. Così è stato fino alla fine. Curiosità: Andreoletti faceva il portiere (una vita nel vivaio dell’Atalanta) e chi lo conosce da sempre assicura che fosse già allora maniaco di posizionamenti, ruoli e marcature. Nel tempo è cambiata solo la prospettiva.
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la squadra
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In copertina c’è il bomber Mattia Bortolussi, capocannoniere con 16 squilli. Un gol ogni 160 minuti giocati. Dietro di lui, tra seconde punte e trequartisti, si sono alternati in molti: Liguori (7 gol), Spagnoli (6), Marcillo (5), Buonaiuto (3) e Valenti (2). Poi una menzione la merita anche la difesa, la seconda meno battuta del Girone A con 23 reti subite. Su tutti spicca Filippo Delli Carri, figlio di Daniele, ds della Triestina. Per il difensore, classe ‘99, 5 gol e tante buone prestazioni che hanno contribuito ai 16 clean sheet portati a casa da Mattia Fortin, anche lui figlio d’arte e portiere come papà Marco. Poi un paio di curiosità sparse. Il capitano della squadra è Niko Kirwan, terzino neozelandese da tre anni in biancorosso: “Ormai ho pure l’accento veneto”, ha scherzato dal ritiro quest’estate. Il classe ’95 è figlio di John, un ex All Blacks che è stato anche c.t. dell’Italia di Rugby. Suo fratello Luca, invece, è cyclor di Luna Rossa, mentre sua sorella Francesca gioca a beach volley a livello internazionale. E ancora, a Padova quest’anno molti ragazzi insegnano come conciliare studio e sport. Un paio di esempi, Fortin che è al primo anno di psicologia o Bertolussi, che oltre a trascinare la squadra a suon di gol, viaggia spedito verso la laurea in scienze dell’alimentazione. Chissà se riusciranno a continuare anche in B. Avranno tempo per pensarci. Adesso si godono la festa: tutta la città è colorata di biancorosso, dalla periferia fino a Prato della Valle, una delle piazze più grandi d’Europa. La sensazione è che i festeggiamenti andranno avanti per giorni: d’altronde hanno 5 anni di arretrati.
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