Caso curve Inter e Milan, il 4 marzo a processo i capi ultrà

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Il processo per rito ordinario è partito il 20 febbraio, tra poche ore inizierà quello per rito abbreviato. Presenti Ferdico, Lucci, Beretta e l’imprenditore Zaccagni

Il 4 marzo è il C-Day. Il giorno in cui i capi delle curve di Inter e Milan andranno alla sbarra. Partirà tra poche ore il processo, rito abbreviato, con 16 imputati. Tra di loro ci sono il frontman della nord interista Marco Ferdico, quello della sud rossonera Luca Lucci e Andrea Beretta, 49enne di Pioltello reo di aver ucciso Andrea Bellocco, anche lui tra i vertici della tifoseria organizzata dell’Inter. A processo anche Gherardo Zaccagni, l’imprenditore che secondo le indagini avrebbe gestito i parcheggi di San Siro per conto degli ultras.

a processo

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Le società di Inter e Milan si sono costituite parte civile. È giusto che lo facciano – ha spiegato Gabriele Gravina, presidente della Figc -, si sentono danneggiate. Non si fa altro che parlare di questo tema legato alle infiltrazioni criminali o mafiose all’interno delle curve. È giusto che le società che sono state chiamate in causa possano rappresentare la tutela dei loro interessi. Nel frattempo, c’è una valutazione da parte della nostra Procura federale sulla documentazione che ha a disposizione. Vedremo che cosa verrà fuori”. Precisazione. Il 20 febbraio invece è partito il processo immediato, quest’ultimo con rito ordinario, per gli ultras rossoneri Christian Rosiello, Riccardo Bonissi e Francesco Lucci, fratello di Luca. Il primo è stato la guardia del corpo di Fedez per diverso tempo.

indagini

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L’inchiesta sulle curve è diventata di dominio pubblico il 30 settembre 2024, quando la maxi indagine di Polizia e Guardia di Finanza coordinata dai m Paolo Storari e Sara Ombra ha portato all’arresto di 19 persone. Oltretutto, sono stati perquisiti più di 50 ultras (non indagati). L’omicidio di Andrea Bellocco, 39 anni, avvenuto il 4 settembre, ha contribuito ad accelerare l’indagine. Secondo la procura questa inchiesta ha portato alla luce i business illeciti degli ultras di vario genere. Nel frattempo, attraverso il procuratore federale Giuseppe Chinè, si inizia a muoversi anche la giustizia sportiva. L’11 novembre viene aperta l’indagine. I pm sentono anche Javier Zanetti, vicepresidente dell’Inter e bandiera del club. Il tutto ciò la nord interista prende le distanze dai vecchi capi ultrà e pubblica un comunicato dove annuncia la rivoluzione: “La nostra realtà è cambiata dal momento in cui tutta la gestione di biglietti, materiale e contributi alla curva è stata concentrata su poche persone che dirigevano e controllavano tutti i conti”. La curva rossonera, invece, spiega di “non aver mai gestito parcheggi, baracchini, bar e di non aver mai ricevuto, e soprattutto preteso, biglietti dal Milan”. Il 23 novembre è stato scoperto inoltre un arsenale a Cambiago, in provincia di Milano. Gli inquirenti ritengono che possa essere il deposito di armi della curva nord interista: parliamo di un gran numero di pistole, AK-47, proiettili e quant’altro. 



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