Dall’atteggiamento all’impostazione, dalla mentalità alla costruzione del gioco: la filosofia del tecnico della squadra rivelazione del campionato
Nel vangelo secondo Vincenzo ci sono frasi e parole chiave che danno il senso del Verbo-Italiano. Per esempio, concetti come “Tutti registi”, “Stressare”, “Abitudine”, “Adattabilità”, “Pensiero unico granitico e inattaccabile”, “Giocare bene a calcio”, “Attacco Diretto”, “Rischio” e “l’attendismo non fa per me” sono paletti sui quali il tecnico del Bologna ha fondato la propria carriera, la tesi di Coverciano presentata nella stagione sportiva 2019-20 e la squadra attuale, quella che – è evidente da tempo – è assatanata sin da dentro la trequarti avversaria, una squadra feroce, pressante e strangolante. La tesi di Coverciano di Italiano si spalma su oltre 80 pagine: e dentro alla squadra di oggi c’è molto di quella tesi. Detto che il titolo della tesi – presentata al n°1 Renzo Ulivieri – si chiama “Passaggio calciatore-allenatore, cosa ricordarsi e cosa mettere nel cassetto”, ecco un passaggio che è fotografia di quel che il tecnico del Bologna vuole: “Non mi piace avere una squadra attendista o con un baricentro molto basso, così come non mi piace subire ripetutamente il dominio avversario nel possesso palla – scrive Italiano -. Quanto premesso, richiede ovviamente un grande spirito di sacrificio da parte dei giocatori, coraggio (e non timore) per esempio da parte della linea difensiva nello stare alta che di conseguenza porta la squadra ad alzare il baricentro”. Con Italiano, la squadra è più alta di dieci metri, va a pressare cercando sempre di più la riconquista, accelera la verticalità. «In fase di transizione negativa – scrive -, l’obiettivo è quello di recuperare il pallone più velocemente possibile subito dopo averlo perso, o comunque di riorganizzare e riconquistare il possesso».
la filosofia di italiano
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E proprio “rischio” è un’altra chiave. “L’attacco diretto, promuove la cultura del rischio: giocare per vincere e non per evitare di perdere. Non è condizionato dall’ossessione di perdere il pallone”. Un altro tema è il “tutti registi”. “La cosa che più notavo, era la mancata alternativa a una fonte di gioco “chiusa”, annullata, come nel mio caso. La ricorrente difficoltà da parte di altri ruoli in campo, nel fare le veci del play o del centrocampista, ad un certo punto della mia carriera da calciatore e che ho alimentato sempre più con il passare del tempo. Allo stesso tempo, adesso che di mestiere faccio l’allenatore, ritengo per forza di cose fondamentale che i calciatori che alleno siano (o diventino) “tutti registi”, tutti “costruttori” del gioco, indipendentemente dal ruolo. Ed ecco che ritorna la stessa domanda: come faccio a rendere tutto possibile? E poi: è possibile farlo, avendo giocatori già abituati e affermati o anche creando un processo di apprendimento continuo, ripetitivo ma non con stimoli sempre uguali? Se voglio che la squadra sia brava a giocare a calcio… devo farla giocare a calcio, “stressando” ed “abituando” il cervello dei calciatori”.
come gioca il bologna
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Il Bologna di oggi è lo specchio di quella tesi: con l’esperienza maturata da 5 anni a questa parte. E il Bologna di oggi vorrebbe che Italiano allungasse (fino al 2027) il contratto oggi datato 2026: dopo la gara col Napoli c’è stato un incontro del club con chi rappresenta il tecnico. Primi approcci, è presto ma tutti hanno idee chiare: serve attendere la fine della stagione e in Italiano “c’è tutta la mia disponibilità”. Italiano ha scalato un iniziale Izoard a Bologna. Senza togliere le cose buone di un anno fa ma installando il proprio software. Stile Italiano, perché “faccio il mestiere più bello del mondo, senza mai avvertirne il peso”.
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