I tre tenori dell’Italia e dell’Inter hanno chiuso spremuti fisicamente e mentalmente, tra flop col club e in Nazionale: il tecnico ha parlato con loro e prepara la ricarica
Azzurri e nerazzurri, comunque sfiniti da una stagione per gambe e cuori forti, ma soprattutto disorientati dalle ultime scene del film. Tra Champions e Nazionale, sembra che le abbia girate sir Alfred Hitchcock in persona, che peraltro è morto proprio qui, nella Città degli Angeli: la coda della pellicola è stata paurosa, spiazzante, pure imprevedibile. In un colpo solo il nucleo italiano dell’Inter, prima in odor di Triplete e poi convinto di morbida qualificazione al Mondiale – quello per nazioni –, ha visto crollare fino all’ultima delle certezze: Alessandro Bastoni, Federico Dimarco e Nicolò Barella hanno perso in 20 giorni circa sia lo scudetto che portavano al petto, sia la coppa dei sogni con una disfatta epica in Baviera.
per chivu
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Non bastasse, si è aggiunto anche il tracollo norvegese in azzurro. Il tutto condito dallo strappo non di uno, ma di due allenatori: né Inzaghi né Spalletti sono più i loro tecnici. L’Inter è dunque una entità in ricostruzione, a partire dalle proprie italiche certezze: Bastoni-Barella-Dimarco saranno pure esausti, ma non si può certo fare a meno di loro. Anche per questo, il loro viaggio americano è strategico e importante ben oltre il risultato: serve per togliere via tossine e incrostazioni, iniziare un recupero fisico ma soprattutto psicologico. E, ancor più importante, ritrovare entusiasmo che possa contagiare la partenza di Chivu in vista del 2025-26.
la ricarica
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Il trio ieri non c’era qui a Ucla, il campus universitario con studenti in fermento da ogni parte del mondo: ha volato mercoledì con il resto dei compagni, ma ha avuto un giorno libero per scoprire la città dopo un po’ di palestra in albergo. I tre sono passati anche davanti al Pacifico, lì dove sono state disperse proprio le ceneri di Hitchkock: nel 1980 si è spento nel suo villone di Bel Air, giusto un paio di miglia a nord di qua, ma ha scelto l’Oceano per riposare. L’eterna suspence cara al maestro del cinema potrebbe anche piacere all’Inter, che per Dna rifiuta tutto ciò che è ordinario, ma negli ultimi tempi forse si è esagerato. Scoprire Chivu sarà il primo passo verso una ritrovata normalità per questo zoccolo duro che ha fatto le fortune di Simone: i tre hanno parlato a lungo col tecnico prima al telefono e poi in aereo, e continueranno dal vivo domani, nella prima seduta a cui parteciperanno.
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nuova vita
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Gestione sarà la parola d’ordine, sia nella preparazione alla sfida al Monterrey sia nell’impiego al Mondiale, sempre partendo dalla loro titolarità. Il peso nelle gambe, però, è impressionante: dopo Sommer, Bastoni è stato il più spremuto e arriva al Mondiale con 53 partite giocate su 59 e un totale di 3.927 minuti giocati. Non che sia andata meglio a Barella, 51 gare e 3.807 minuti. Nessuno dei due è sembrato al proprio livello nell’ultimo scorcio di stagione, ma forse il più in difficoltà è stato Dimarco (47 gare, 3.026 minuti). C’è un progetto preciso attorno a loro: Chivu, tecnico che più identitario non si può, riparte da chi l’identità la conosce e la pratica. “Il dramma è la vita con le parti noiose tagliate”, diceva Hitchcock, e l’Inter all’italiana non diventerà certo noiosa proprio adesso.
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