Dall’Inter allo scudetto del Napoli, passando per i primi colpi di questo mercato e il valzer delle panchine. L’uomo ragno a 360° anche sulla sua ultima avventura al Siracusa: “Abbiamo vinto la D, ora capirò se hanno ancora bisogno di me”
Non c’è due senza tre. E allora, dopo Grosso-Stroppa e Cafu, ecco che pure Walter Zenga è salito sul palco della Milano Football Week per parlare di Inter, Nazionale, Serie A e Siracusa. Centinaia di persone hanno raggiunto il cuore di CityLife per ascoltare e salutare l’Uomo Ragno, ultimo ospite di una giornata (la penultima di questa edizione) ricca di eventi.
SPALLETTI E GATTUSO
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Idolo dei tifosi azzurri e nerazzurri, Zenga è partito dall’hot topic del momento: la disfatta dell’Italia contro la Norvegia e il conseguente esonero di Spalletti. “Non mi aspettavo finisse così, ma mi ha sorpreso pure la scelta di proseguire insieme dopo l’Europeo. Non trovo corretto dire che l’Italia di Mancini ha vinto nel 2021 per caso, giudicare gli altri è semplicissimo ma le situazioni andrebbero valutate singolarmente. Guardate Acerbi: tutti parlano della convocazione rifiutata, ma non sappiamo cosa sia successo tra lui e Spalletti. Ora speriamo che Gattuso possa fare bene: ha allenato in Italia e all’estero, è un profilo interessante. Si troverebbe nel posto giusto e al momento giusto”. Sul rifiuto di Ranieri: “Claudio pensa e sceglie cosa fare con amore e passione. Il suo è un no sincero, ponderato. Ha fatto una scelta legata alla Roma e va rispettata. Il doppio ruolo? Ho fatto il giocatore-allenatore, non è mai una buona idea”.
LA DEBACLE DELL’INTER
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A proposito di cambi in panchina, anche l’Inter ha salutato Inzaghi e ha accolto Chivu dopo il 5-0 subito in finale di Champions. “Non saprei cosa dire, non c’è spiegazione a quello che è accaduto a Monaco – commenta Zenga -. La partita è stata preparata, vissuta e persa male. E poi bisogna essere realisti. In Italia i top club prendono Modric, che è un giocatore straordinario ma ha 39 anni. Anche l’idea di vedere De Bruyne in Serie A mi entusiasma, ma ricordiamoci a che età è stato ingaggiato. Il Real Madrid compra soltanto under 20 in rampa di lancio, mentre noi…”. E sullo scudetto: “Nessuno dice che se Arnautovic non avesse sbagliato un tiro sulla linea di porta, allora l’Inter sarebbe stata campione. È un dato di fatto”.
PANCHINE GIREVOLI
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Zenga, con un passato da allenatore, commenta pure le scelte in panchina delle big italiane: “Chivu e Tudor non hanno mai disputato le coppe europee. Il Cagliari lancia Pisacane che viene dalla Primavera. Mi sembra che ci sia una tendenza al ritorno degli ex giocatori. Magari si vorrà seguire il modello Fabregas-Como? In tal caso, bisogna tenere conto del fatto che il Como ha una società strutturata che ha sposato le idee di Cesc a tutto tondo. Chivu, al momento, rappresenta una scelta coraggiosa, perché ha solo 13 panchine da professionista alle spalle e dunque ha bisogno di grande supporto. La differenza in questo caso la deve fare la società”.
SERIE A ED ESTERO
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“Guardo tante partite e la Serie A mi sembra entusiasmante a prescindere dal fatto che Juve e Milan abbiano deluso le aspettative. – ha proseguito Zenga -. Bologna e Atalanta stanno costruendo qualcosa di straordinario e il prossimo anno, magari con l’aggiunta di Roma e Lazio, ci sarà davvero da divertirsi. Il Napoli parte ancora da favorito, a prescindere dal fatto che giochi anche la Champions. Se Conte ha scelto di rimanere, significa che ha ricevuto garanzie importanti. L’interessamento a Lookman dimostra come gli investimenti degli azzurri siano pensati per restare al vertice”.
L’AVVENTURA A SIRACUSA
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Nell’ultima stagione Zenga ha preferito proseguire il percorso da dirigente, anziché quello da allenatore. “Quando capisci che il tuo limite è arrivato, allora devi cambiare strada. Io ho deciso di fare il dirigente, ho fatto un’esperienza in Indonesia e poi ho conosciuto in uno studio televisivo il presidente del Siracusa. Parlando con lui, è nata l’idea di andare a svolgere in Sicilia un ruolo dirigenziale, facendo da tramite tra tecnico e società. Abbiamo vinto il campionato di Serie D, che io conoscevo abbastanza bene perché mio figlio è stato per anni in quelle categorie. Adesso parleremo del futuro e capirò se hanno ancora bisogno di me. Diversamente… me ne farò una ragione: se pioverà, aprirò l’ombrello”.
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