Vieira al Festival dello Sport: “Lo scudetto alla Juve di Calciopoli lo conto”

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Il tecnico del Genoa al Festival dello Sport di Trento: “Mi è dispiaciuto restare solo un anno in bianconero. All’Inter mi sono divertito. Da Capello l’insegnamento più importante”

dal nostro inviato Roberto Maida

Un allenatore è un insieme di esperienze. Patrick Vieira le ha vissute praticamente tutte, partendo a 8 anni dal Senegal e imparando in Francia la magia del calcio. “Volevo essere Zidane, tutti in quel periodo sognavano Zidane” ha raccontato nell’applauditissimo colloquio con Luigi Garlando all’auditorium di Santa Chiara. Vieira non è mai stato Zidane, perché non ne possedeva il talento divino, ma ha saputo diventare tutto il resto: con la nazionale francese ha vinto tutto, in Italia quasi anche se lo scudetto con la Juve è stato poi cancellato da Calciopoli. “Ma io lo sento mio, sul campo siamo stati i migliori e quindi vale”.

la parabola

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Vale ancora di più l’avventura inglese, che lo ha reso una leggenda dell’Arsenal di Wenger ma gli anche suggerito il futuro: “Lì ho capito che avrei voluto allenare, salendo un piano alla volta”. Adesso guida il Genoa, dove sta costruendo un progetto a lunga scadenza: “In classifica abbiamo solo due punti, siamo in ritardo. Ma la squadra ha una sua identità. Vogliamo valorizzare i nostri ragazzi: Venturino, Ekhator, Marcandalli, lasciando anche loro il tempo di sbagliare. Ora aspetto il derby con la Sampdoria: una città come Genova lo merita”.

INSEGNAMENTI

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Tra i colleghi italiani, Vieira stima molto Vincenzo Italiano. Ma il suo background nasce da lontano: “Capello mi ha insegnato una cosa fondamentale quando arrivai in Italia giovanissimo, nel Milan. In quel gruppo era quasi impossibile trovare spazio, ma lui mi parlava e mi considerava. E’ un’accortezza che serve ai ragazzi per mantenere fiducia nei propri mezzi”. Il secondo periodo italiano è stato ricco di soddisfazioni. Prima di nuovo con Capello, a seguire con l’Inter: “Mi è dispiaciuto restare solo un anno alla Juve ma dopo la retrocessione in B è arrivata la proposta dell’Inter e ho deciso di accettarla. E mi sono divertito”. Più con Mancini che con Mourinho: “Con José ho discusso qualche volta, perché motivava le mie esclusioni sostenendo che gli altri andavano più forte. Non fu semplice da digerire sul momento, ma ora che sono dall’altra parte posso ammettere che aveva ragione…”.



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