Il tecnico della Viola alla vigilia della semifinale di andata di Conference contro il Betis sembra voler fare giocare il suo 9. Poi fa i complimenti a Pellegrini: “Ha allenato City e Real, è un grandissimo allenatore, da studiare”
Più orgoglio che emozione e soprattutto un obiettivo: regalarsi la finale di Conference League. Raffaele Palladino presenta la sfida contro il Real Betis senza sciogliere il vero interrogativo della vigilia: “Deciderò all’ultimo se schierare Kean dall’inizio o a gara in corso. Moise sta bene, è sereno, carico e pronto per giocare. Da quando è rientrato ha svolto due allenamenti con la squadra, però in questo periodo abbiamo molte partite e dovrò scegliere la soluzione migliore”. Il centravanti era rientrato martedì, dopo una settimana di permesso, in cui è stato in Francia a causa di problemi familiari.
LA MENTALITÀ
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La chiave per affrontare la semifinale di andata non è la pressione, ma al contrario la leggerezza, unita all’autostima: “Dobbiamo essere orgogliosi del percorso fatto – continua l’allenatore – e stiamo vivendo questo momento con grande consapevolezza e felicità. Dobbiamo andare in campo sapendo di avere le nostre armi per metterli in difficoltà. Vogliamo fare un ottimo risultato e passare il turno, considerando che poi avremo il ritorno in casa. Intanto è bello giocarsi una semifinale in uno stadio così bello e contro una squadra forte. Arriveranno poi qui a Siviglia tanti tifosi da Firenze e per noi è una spinta in più”.
IL CAMPO
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La Fiorentina è una “veterana” della Conference e va a caccia della terza finale consecutiva. La sensazione che si respira in città è tuttavia che il Betis sia la squadra più forte mai incontrata in questa competizione. Palladino aggiunge: “Non ci sentiamo né favoriti né sfavoriti. Sarà solo una bella partita tra due squadre forti che vogliono entrambe passare il turno. Le insidie saranno molte perché affrontiamo una formazione molto forte, matura, con grandi valori e giocatori di alto livello, allenati da un un bravissimo tecnico. È una squadra che ama il palleggio, il possesso palla e ha grandi individualità. Noi dobbiamo fare bene nelle due fasi. L’abbiamo preparata bene, anche se in poco tempo, e siamo consapevoli che sarà difficile ma il nostro sogno è passare il turno e arrivare in fondo”. Servirà insomma la famosa “partita perfetta” e stare attenti a ogni dettaglio nelle due fasi: “Avremo delle difficoltà sicuramente, ma è una partita aperta e siamo consapevoli di poter fare male. Andremo in campo convinti di fare il nostro gioco”. Fra i convocati torna Colpani e la curiosità è che anche i giocatori non inseriti in lista Uefa, ovvero Ndour e Pablo Marì, sono partiti con il resto del gruppo. L’unico rimasto a Firenze è Dodo, che ha già ricominciato a correre dopo l’operazione all’appendicite e farà di tutto per esserci nella sfida di ritorno al Franchi.
SFIDA FRA PANCHINE
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Interessante pure il confronto fra l’esperienza e la gioventù sulle due panchine perché Manuel Pellegrini, 71 anni, ha una carriera in grandi club e conta esattamente 30 anni in più all’anagrafe rispetto all’allenatore della Fiorentina che ha appena passato i quaranta: “Pellegrini è un grandissimo allenatore e i grandissimi si studiano sempre. Lui è un decano del nostro calcio, ha oltre 1000 partite in carriera. Ha allenato il City e il Real e questo racconta già bene il suo curriculum. Sarà bello affrontarlo ed è un altro motivo di orgoglio. Le sue squadre giocano bene e hanno un bel calcio però cercheremo di metterli in difficoltà”. Al fianco di Palladino in conferenza siede Robin Gosens che conosce grandi palcoscenici e può essere un punto di riferimento per la squadra in campo: “Metterò la mia esperienza a disposizione dei miei compagni”, conclude il calciatore tedesco che domani cercherà di fare la differenza sulla corsia sinistra.
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