Su che tipo di persona è fuori dal campo e le sue passioni: “Seguo molto la NFL. Quando ho un po’ di tempo libero, mi piace passeggiare per la città, uscire e mangiare. Mi è stato detto che qui il cibo è ottimo, quindi proverò molti ristoranti. Mi piace fare anche altri sport come il padel, il tennis, il golf. Anche il basket con l’NBA, la mia squadra preferita sono i Miami Heat”.
Su ciò che gli hanno lasciato i suoi vecchi club: “Sono arrivato al Benfica molto giovane, mi hanno aiutato molto a sentirmi a mio agio. Abbiamo fatto una grande stagione, sia a livello personale che di squadra. Poi mi sono trasferito in Spagna ed ero ancora molto giovane. Un paese diverso, una lingua diversa. Non ero abituato. Ci è voluto un po’ prima che mi abituassi. Quando mi sono adattato le persone sono state fantastiche. Anche al Barcellona ho vissuto un bel periodo. Ho sempre pensato di giocare lì, sono stato davvero felice quell’anno. Bene anche al Chelsea, conoscevo già delle persone lì, perché ci ero stato in prestito prima. Mi è piaciuta molto la Premier League. In generale ho imparato molto da ogni club, le persone mi hanno insegnato cose nuove. Questo mi ha fatto crescere come persona e come giocatore”.
Su ciò che si aspetta dal percorso al Milan: “Volevo venire qui, c’è stato un grande sforzo per arrivare qui anche da parte del mio agente. Il club voleva questo trasferimento ed è stata un’opportunità win-win per entrambi. Spero di essere felice qui. Per ora sono sei mesi, ma non si sa mai nel calcio. Voglio aiutare la squadra e il club, entusiasmare i tifosi”.
Su Sergio Conceicao: “Lo conoscevo già. Ama il calcio, vuole vincere. Trasmette tanto ai suoi giocatori, ha fatto bene ovunque sia stato e lo farà sicuramente anche qui”.
Su Rafael Leao: “Ho un rapporto molto buono con Rafa, sia dentro che fuori il campo. Andiamo d’accordo, mi piace molto giocare con lui. Mi dà opzioni diverse, che sia sui piedi o in profondità. Amo giocare con lui e averlo al mio fianco”.
Sui nuovi compagni di squadra: “Ne conoscevo alcuni già da prima, alla fine nel mondo del calcio ci conosciamo tutti. Oggi è più semplice arrivare in un club nuovo e ricevere un’accoglienza calorosa”.
Su Rui Costa e Kakà: “Non l’ho mai visto giocare dal vivo, ma ho visto alcuni suoi video. Ma per ciò che ho visto con i miei occhi, Kakà è sempre stato il mio idolo. Per la posizione in cui giocava, per i capelli che aveva. Mi rivedevo in lui e cercavo di essere come lui. L’ho incontrato per la prima volta a Orlando, facemmo una chiacchierata generale. Avevo appena firmato per l’Atletico Madrid. Gli dissi che era il mio eroe quando ero piccolo. Quando sapevo che sarei arrivato qui ho pensato di prendere il numero 22, ma ce l’ha Emerson Royal”.
Sul numero 79: “Quel numero ha tanti significati per me, perché è stato il mio primo numero da professionista. Il numero che mi ha fatto scoprire, lo amerò per sempre. Anche mio fratello lo indossa ora al Benfica”.
Sulla sua esultanza: “Vidi Steph Curry fare questa esultanza, mi è piaciuta. Non avevo visto ancora nessuno farla nel calcio, quindi ho pensato di usarla per qualche mese. Ma ora penso che continuerò a usarla”.
Sui suoi soprannomi: “La mia cerchia ristretta di amici mi chiama Tio (Zio) Joao per come mi comporto con loro, per le regole che do o forse perché li sgrido. Sono un po’ come il padre del gruppo”.
Sulla sua crescita e due insegnanti come genitori: “Hanno influenzato pareggio, i miei studi sono sempre venuti prima del calcio. Dovevo fare sempre prima i compiti, altrimenti non mi sarei allenato. Essendo insegnanti danno cosa succede a scuola, mi dicevano di comportarmi bene, di prendere buoni voti. La mia è stata una buona educazione. Ho un buon rapporto con loro. Mio padre è rimasto in Portogallo con mio fratello, mia madre invece viene con me ovunque io vada. Viene a tutte le mie partite, sia in casa che fuori. La vedrete in ogni stadio”.
Sulle sue abitudini pre-partita: “Quest’anno ho iniziato a bere il mate, perché al Chelsea c’era Enzo Fernandez. Ho iniziato a berlo con lui perché è argentino e ne beve molto. Ora ne ho uno mio dell’Argentina con il mio nome sopra. Quindi ora bevo mate prima di ogni partita. Non penso che sia superstizione, ma mi piace solo il sapore e come ti sveglia. Poi chiamo mio padre quando arrivo allo stadio”.
Su cosa si aspetta dalla città di Milano: “Ci sono già stato l’anno scorso con alcuni amici. Mi è piaciuta molto. Come ho detto abbiamo mangiato bene, le persone sono eleganti, si vestono bene. Molto bello anche il Duomo. Qui sono tutti gentili e solari. Penso che ci sia una bella cultura e spero di sentirmi a casa qui”.
Sui tifosi: “Ho subito notato l’affetto per me dagli spalti, è stata una sensazione molto bella”.
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