L’attuale ds dell’Atalanta è un nome caldo: da Kolasinac e Hien, a Rrahmani e Amrabat, ecco come i suoi affari ne raccontano il lavoro
Il modello funziona, e quando un modello funziona è normale osservarlo con attenzione. Provando magari a impossessarsi di uno degli ingranaggi principali. Il modello è l’Atalanta e quell’ingranaggio, indispensabile, ha il viso riflessivo e il carattere schivo di Tony D’Amico. Chi sta osservando e valutando tutto dall’esterno è il Milan, alla ricerca di un direttore sportivo per la prossima stagione. D’Amico è entrato a far parte del casting rossonero in modalità quasi scontata, considerando i requisiti che cerca il Milan: un dirigente italiano, che conosca le pieghe del nostro calcio e che ovviamente sia valido nelle dinamiche interne di un club così come sul mercato. Il club rossonero non ha ancora deciso e probabilmente la fase di riflessione proseguirà ancora un po’, ma D’Amico nelle ultime ore ha registrato un aumento della “popolarità” ed è quindi ben presente nelle riflessioni al quarto piano di via Aldo Rossi. Dove peraltro c’è piena consapevolezza del fatto che si tratti di un candidato sotto contratto con un altro club. Quindi, situazione da maneggiare con tutte le cautele del caso. “Sono voci, non sono commentabili, sennò non finiremmo mai di farlo. Siamo focalizzati sul percorso e sugli obiettivi dell’Atalanta”, ha liquidato la questione il diretto interessato l’altro giorno. Non avrebbe potuto ovviamente aggiungere nulla di più, nemmeno volendo. Ma che genere di direttore sportivo è Tony D’Amico? Com’è il suo approccio alla materia?