Rafael è alla perenne ricerca di un salto di qualità che forse non arriverà mai. E Allegri ha già dimostrato di saper costruire un Milan vincente anche senza di lui
Il tempo delle carote parrebbe essere già finito. O quanto meno, la dispensa è stata chiusa a chiave in attesa di tempi più propizi per attingervi. A portata di mano c’è invece il bastone, arma che Massimiliano Allegri avrebbe voluto evitare di usare con Leao. E invece. E invece ci risiamo, o comunque siamo molto vicini all’ennesimo déjà-vu. Basta riavvolgere il nastro di un paio di giorni. Vigilia di Juve-Milan: “Ha voglia di fare, ma lui non è nelle mie mani. È nelle sue, di mani. Come si suol dire, aiutati che Dio ti aiuta”. Post partita di Juve-Milan: “Uno come lui in quelle occasioni deve fare gol. Deve determinare, perché è un giocatore importante per la squadra”. E poi c’è anche il “durante” Juve-Milan, pizzicato dalle telecamere: “Rafa, oh, non mi fare inc… eh!”, gli urla Allegri poco prima di inserirlo al posto di Gimenez. Quando poi Leao si divora anche il secondo gol, Max esplode percuotendosi la testa furiosamente con le mani. Come a dire: perché? Perché hai calciato così? Ma le cronache testimoniano un’arrabbiatura corposa anche nel finale col Napoli, quando tutti erano pronti a dare la vita per difendere il gol di vantaggio in inferiorità numerica. Tutti tranne lui, quanto meno agli occhi dell’allenatore. E dunque? Dunque siamo alle solite: l’eterno incompiuto per ora resta, appunto, un eterno incompiuto.