le parole di Allegri e la bacchettata di Costacurta

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Più cresce il livello delle partite, più il suo gioco si spegne. Allegri lo sostituisce all’intervallo e Costacurta legge il cambio come un messaggio

Era stato un falso allarme. Quel gol al Pisa aveva fatto pensare che si fosse finalmente ritrovato. E invece no. Rafael Leao continua a essere un enigma affascinante per il Milan. La sensazione, sempre più palpabile, è che il portoghese patisca il peso del ruolo centrale: più si alza il livello delle partite, più il suo talento sembra ingabbiato. Contro l’Atalanta, di nuovo, la difficoltà è stata evidente — spalle alla porta, pochi spunti, mai incisivo. E il cambio all’intervallo ordinato da Allegri è diventato una fotografia nitida del momento.

“Perché ho tolto Leao?”: la spiegazione di Allegri

Dopo il pareggio contro l’Atalanta, Max Allegri ha smorzato i toni, provando a riportare tutto sul piano fisico: “Leao fuori a fine primo tempo? Aveva avuto un problema all’anca, non stava benissimo e ho preferito toglierlo. Non riusciva a scattare. Vediamo per la Roma, non dovrebbe essere nulla di che”. Poi ha aggiunto: “Leao si è allenato dopo il Pisa, ma c’era bisogno di gente che sprintasse, che andasse. Per questo l’ho sostituito”. Le cifre, però, parlano da sole: 45 minuti senza un tiro, appena 6 passaggi completati — uno ogni sette minuti e mezzo —, un solo dribbling riuscito e 4 palloni persi. Dati che fotografano un giocatore lontano parente del Leao devastante visto negli anni migliori.

Costacurta e il messaggio di Allegri a Leao

A leggere tra le righe, l’ex rossonero Alessandro Costacurta ha colto il senso più profondo della scelta di Allegri: “Sostituendolo alla fine del primo tempo, Allegri manda un messaggio a Leao. È un cambio che farà parlare, ma sorprende fino a un certo punto. Quest’anno ha concorrenza e ci sta che venga tolto dopo un primo tempo così”. Non solo, l’opinionista Sky ha sottolineato un dato che fa riflettere: Con Leao titolare, il Milan ha preso 4 gol in 3 partite. Quando è uscito, il Milan non ha più subito. Con lui in campo, la squadra non è più un gruppo di undici giocatori”. Parole dure, ma che risuonano con quanto visto in campo: il Milan sembra più fluido, più collettivo, quando non deve attendere che Leao si accenda da solo.

Il paradosso del talento: quando il centravanti diventa un’isola

Il problema non è solo il talento incostante, ma anche la posizione ancora non assorbita. Da punta pura, Leao appare isolato, costretto a ricevere spalle alla porta e a lottare in spazi ristretti, lontano dal suo habitat naturale: l’uno contro uno a campo aperto. La sua forza — la progressione devastante — si trasforma in limite quando gli viene chiesto di agire da riferimento offensivo statico. E anche contro la Fiorentina le migliori cose le ha fatte vedere quando ha potuto puntare la porta partendo da centro-sinsitra. Il Milan ha bisogno del miglior portoghese, quello libero di creare, non di resistere. Ma finché non troverà continuità e adattamento al nuovo ruolo, ogni grande partita rischierà di diventare lo stesso film: tanto talento, poca incisività. E il dubbio che il Milan, senza di lui, sia paradossalmente più squadra.

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