N’DRI – “Senz’altro lui sarà della partita, se dall’inizio o da subentrante devo ancora decidere. Ciò che conta è la qualità della presenza, non la quantità”.
ATTENZIONE – “Da 1 a 10 il livello di attenzione deve essere 11, così come la capacità di stare nella partita, senza trascurare alcun centimetro del campo. Bisogna fare una partita di grande spessore fisico, agonistico e tattico. Senza tralasciare l’aspetto tecnico, che è l’essenza del calcio. Dobbiamo essere bravi a massimizzare quello che ci lascerà la Juventus, ma non bisogna sbagliare l’atteggiamento mentale. Bisogna avere personalità per giocare queste partite, la giusta presunzione. Presunzione significa scendere in campo con la volontà e l’autostima necessaria per dire “io ci sono, faccio la partita”, poi che tu sia più forte è fuori di dubbio. Non voglio una squadra remissiva”.
DIFFIDATI – “Se ho scelto? Questa è una bella domanda che mi sono già posto. Farò la cosa più giusta”.
MORALE – “Tenerlo alto non è difficile. Ho tanti difetti, ma qualche pregio ce l’ho. Non so mentire, non so recitare un ruolo che non mi appartiene. Quando alla squadra dico delle cose le dico perché le penso, nel bene e nel male. L’errore tecnico va al di fuori di qualsiasi tipo di discussione, se parlo di buonissima partita alla squadra allora la squadra è convinta di averla fatta. Parlo dell’approccio, della presenza in campo, quando sbagliamo sono diretto. Non ho problemi a motivare i ragazzi. La squadra per me è come se fosse un figlio, io posso dire tutto ma se poi qualcuno gli dà addosso io la proteggo”.
JUVE – “Vediamo cosa viene fuori dalla partita. Noi l’abbiamo preparata nel modo giusto. Conosco Tudor, so come gioca, in due settimane è già riuscito a dare identità alla squadra. A Roma hanno fatto una grande partita. Dovremmo sfruttare qualsiasi cosa la Juventus ci concederà. La Juventus somiglia più alla Roma che abbiamo incontrato di recente. La somiglianza è nella disposizione in campo e nelle due fasi. Oggi la Juventus ha virato verso lo stile di gioco dell’Atalanta di Gasperini. Quella di Thiago Motta era un’altra cosa”.
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