Berardi ultima bandiera | La sveglia di Garlando

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Nel 2013 trascinò il Sassuolo dalla B alla A, lo ha rifatto 12 anni dopo. Unico in Italia ad aver giocato con la stessa maglia le ultime 13 stagioni

La prossima Serie A recupererà qualcosa d’antico, tipo il pallone a scacchi bianchi e neri o i calzettoni alle caviglie: una vera bandiera. Domenico Berardi, che nel 2013 trascinò il Sassuolo dalla B alla A, lo ha rifatto 12 anni dopo. Unico in Italia ad aver giocato con la stessa maglia le ultime 13 stagioni. Come Modric (Real), Neuer e Müller (Bayern). Una fedeltà d’altri tempi, quando le formazioni si sedimentavano fino a diventare filastrocche e gli eroi più amati erano monogami incalliti: Bergomi, Maldini, Del Piero, Totti… Oggi che Paolo Maldini è stato brutalmente ammainato dal Milan, che Del Piero viene puntualmente ignorato dai progetti dirigenziali della Juve e che Totti sventola a pagamento in Russia, fa ancora più piacere vedere issata sul pennone del Sassuolo la bandiera Berardi. 

Mimmo trionfò a Euro ’21 con la maglia azzurra numero 11 che da mezzo secolo significa una cosa sola: Gigi Riva. Per una certa ombrosità di carattere, per i gravi infortuni patiti, per il gol facile (156 in A Gigi, 122 Mimmo) e, soprattutto per la fedeltà alla squadra adottiva, consacrata dai tanti no alle big, Berardi va considerato un Giggirriva 2.0. Neppure la retrocessione in B lo ha indotto alla fuga. Come Orfeo per Euridice, come Del Piero per la Signora, anche Mimmo è sceso all’inferno per amore. Sabato ha seguito Mantova-Spezia alla tv, seduto sul divano con la maglia numero 10, accanto al figlio Nicolò, 4 anni, anche lui con la 10 e un tamburo. Il pareggio ha certificato la promozione del Sassuolo. Al fischio finale, braccia alzate: «Si va in Serie A!». Così ama una vera bandiera.

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