Acerbi, il leone che si ribella ai finali scritti dagli altri

allgossip9@gmail.com
4 Min Read

Il gol a Szczesny, la conferma del club, gli avversari più temuti sempre cancellati. Così Francesco rinasce ogni volta

Davide Stoppini

Giornalista

Der Löwe. Anzi, meglio così: der König der Löwen. Vuol dire leone, re leone in tedesco, da ieri lingua ufficiale di casa Inter. E di casa Acerbi, che i leoni – appunto – li ha disegnati lungo tutto il suo corpo. Il tatuaggio è una specie di carta d’identità: sulla pelle di Acerbi si legge chiara la sua voglia di aggrapparsi alla realtà, lo spirito di eterna e continua rinascita, la fermezza e la gioia nel godersi il presente, nell’indirizzare il presente.

quel tocco lì

—  

Bastava allora guardarlo con attenzione, per capire che sarebbe stato capace di ribellarsi al destino martedì notte. Che avrebbe costretto i tifosi dell’Inter, avviati già verso i cancelli d’uscita del Meazza, a tornare al proprio posto. Dice un proverbio che “un leone non si preoccupa di piacere alle pecore”. Un leone segue il suo istinto. E l’istinto, senza che nessuno lo avesse consigliato in tal senso, ha spinto Acerbi nell’altra area a segnare (col destro, poi). C’è una grafica che ha riassunto la sua partita con il Barcellona: 46 tocchi di palla complessivi, uno solo in area avversaria. Quello. Quel tocco lì.

cura

—  

Acerbi s’è ribellato al risultato. A un destino che gli stava togliendo la possibilità di una rivincita dopo la finale di Istanbul contro Haaland e no che non sarebbe stato giusto. E l’ha fatto pure rovesciando la sua storia con l’Inter: era destinata a terminare alla fine di questa stagione, il modo feroce con cui è tornato dall’infortunio a febbraio – recupero lungo, troppo, gestito in prima persona perché al nostro non fai mica cambiare idea facilmente – ha spinto i dirigenti a decidere di andare avanti con lui, rispettando quel contratto che recita 2026. Acerbi a febbraio ha compiuto 37 anni: non siamo di fronte alla normalità. Primeggiare con questa carta d’identità vuol dire avere cura del proprio corpo e della propria mente in maniera maniacale, rispettare e allo stesso tempo superare continuamente i propri limiti.

Controcorrente

—  

Tra 23 giorni avrà una finale col Psg da affrontare, tra meno di un mese – in linea puramente teorica – potrebbe pure incrociare nuovamente Haaland, a Oslo con la Nazionale. Il ct Spalletti, a marzo, ha chiuso con forza all’eventualità, ma è bene tenere una porticina aperta, anche in considerazione dell’infortunio di Buongiorno col Napoli. Si vedrà, in fondo a giugno non pensa nessuno da queste parti, almeno adesso. Il mondo si ferma a fine mese. E la testa di Acerbi è da ieri sera solo su come fermare gli attaccanti del Psg. Mattina e sera, è bello immaginarlo focalizzato esclusivamente su quello. Magari sul corpo troverà spazio per un altro tatuaggio, l’ennesimo, vicino alle citazioni di Paulo Coelho, di Albert Einstein e del cabarettista milanese Walter Di Gemma. Alto e basso, tutto insieme, come fosse una metafora degli attaccanti che marca e cancella dal campo ogni giorno. Li studia, nella sua casa a due passi dal centro sportivo di Appiano Gentile. Scelta controcorrente. Scelta da leone, quello che non si cura degli altri. Sono gli altri, semmai, a doverlo fare. Il Barcellona non l’ha fatto. “Gol de Acerbi. No me lo puedo creer”, scriveva l’account del Barça due sere fa al minuto 93. Era tutto vero.



Share This Article
Leave a Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *