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È tornata Inter-Juve: la lotta scudetto sarà un derby d'Italia? – La Gazzetta dello Sport

September 20, 2023 | by allcalcio.it

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Luigi Garlando
Il derby di Milano ha proiettato un sospetto sul campionato: che lo scudetto sarà un Derby d’Italia. Cioè una corsa tra Inter e Juve, che insieme ammassano il 45% dei titoli assegnati: 36 i bianconeri, 19 i nerazzurri. Il deposito dei primi 360’ del torneo è stato netto: la squadra di Inzaghi, prima con 12 punti e quella di Allegri, seconda con 10, si sono dimostrate le più forti e hanno lasciato intravvedere solide garanzie di durata, mentre il Napoli, che ha cambiato guida tecnica; il Milan, che ha cambiato motore; e la Lazio, caduta già tre volte, hanno problemi che vanno oltre gli incidenti di percorso.
 Nel derby, l’Inter ha dato una prova di forza impressionante. Al terzo anno di Inzaghi, le linee di gioco sono sicure e riconoscibili come un’autostrada a 5 corsie. I nerazzurri oggi le percorrono con maggiore convinzione e con l’autostima che ti lascia una finale di Champions. E’ cresciuta la maturità di gestione. Sabato è bastato il 40% di possesso per demolire il Milan cui ha lasciato a lungo il pallone senza preoccuparsi troppo. Se lo è ripreso quando era il momento di spingere e ha segnato 5 gol. E sul 5-1 spingeva ancora. Una ricerca costante di dominio che nel passato recente non aveva, rimontata spesso per esagerata speculazione. Il merito è del saggio governo di Calhanoglu e Mkhitaryan che hanno raggiunto un’intesa perfetta. In Europa non circolano mediane migliori, City compreso. Per efficacia, qualità e interscambiabilità di funzioni, Barella-Calhanoglu-Mkhitaryan avvicinano l’ex terna del Real, che ha fatto epoca: Modric-Casemiro-Kroos. La somma degli assist pone la coppia Dumfries-Dimarco ai vertici della graduatoria di ruolo nei 5 campionati-top d’Europa.
Anche Lautaro, irrobustito nella personalità dal titolo mondiale, a 26 anni, ha completato il suo percorso di formazione. E’ già il capocannoniere del torneo (5 reti), ma ora è un uomo-squadra oltre l’ossessione del gol. Nel derby ha contribuito a 3 marcature su 5. Il Toro ha trovato in Marcus Thuram un partner che lo esalta. La Thu-La rischia di illuminare più della Lu-La, perché il francese non recita solo la parte di Lukaku, pantera da profondità, ma anche quella di Dzeko, distributore di sponde e assistenze. Se lo scudetto si risolverà in una lotta Inter-Juve, sarà curioso indovinare i sentimenti di papà Lilian che un tempo vestiva bianconero. Ma il vero salto di qualità l’Inter lo ha fatto in panca. Frattesi è il miglior primo cambio del campionato. Sabato è entrato e ha cominciato a martellare, contribuendo (anche con un gol) a stroncare le ultime velleità del Diavolo. Cuadrado e Carlos Augusto consentono di tenere alta la pressione di fascia. Detto con rispetto, Bellanova e Gagliardini erano altri cambi. Oggi Inzaghi ha un doppione in ogni ruolo, vicino al titolare. Così è molto più facile gestire le coppe e durare 38 giornate.
Il salto di qualità la Juve lo ha fatto nel gioco. L’aggressione costante, fino alla fine, contro la Lazio, nonostante il doppio vantaggio, è una discontinuità assoluta rispetto agli ultimi due anni di Allegri. Averlo fatto contro una delle squadre più educate al palleggio, non è banale. La Juve aveva già ben impressionato nell’esordio di Udine, quando Chiesa aveva esultato: «Questo è il calcio moderno. Dobbiamo sempre giocare così, pressando alto». Sembrava che Allegri si fosse deciso a mollare le racchette di legno e a giocare con quelle di metallo, come i colleghi. Poi, a Empoli, un rigurgito di corto muso e la solita Juve che scappa a chiudersi dietro. Sabato un nuovo, promettente, ritorno al futuro. Non è un caso che si sia visto «il miglior Chiesa», come ha detto Max. Se non deve risalire tutto il campo, ma la squadra in pressing lo rifornisce vicino alla porta, Fede sarà più lucido al tiro. E se Vlahovic sarà sempre avvolto dalla manovra e rifornito di continuo come sabato e non raggiunto dai lanci chilometrici dei suoi difensori, come negli ultimi anni, anche Dusan darà il meglio.
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Con il nuovo gioco, senza ricadute nostalgiche, con Vlahovic e Chiesa a pieno regime, con una rosa ben attrezzata (sabato sono entrati Kean, Weah, Cambiaso, Milik e Fagioli), se crescerà la qualità della mediana, per ora inferiore a quella dell’Inter, Allegri può benissimo battagliare per il titolo, perché ha un tesoro unico: settimane di lavoro senza coppe e senza rischio di infortuni. Se ha ragione quel collega di Max che ha quantificato in 6-8 punti il vantaggio di non giocare in Europa, la Signora è già in fuga.

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