FantAntonio ricorda lo scudetto che fece perdere con la Samp alla sua ex squadra nel 2010, poi esalta Chivu per il lavoro fatto all’Inter
Accolto da re a Roma, dopo l’exploit da minorenne a Bari, Antonio Cassano non si lasciò benissimo con i giallorossi. Una storia di amore e odio, frutto anche dei comportamenti bizzarri nei suoi 5 anni in Capitale. FantAntonio tornò a giustificare il suo soprannome solo alla Sampdoria, sotto la cura Mazzarri, dopo l’infelice esperienza al Real Madrid e nell’ultima puntata di Viva el Futbol il barese ha voluto ricordare di come, con la maglia blucerchiata, strappò lo scudetto dal petto proprio alla Roma.
Lo scudetto perso dalla Roma nel 2010
Era l’aprile del 2010, i giallorossi erano in testa alla classifica davanti all’Inter quando alla quartultima giornata persero in casa contro la Samp (1-2 in rimonta) facendosi scavalcare dai nerazzurri che poi vinsero il tricolore. Quella sera il fenomeno fu Pazzini, autore della doppietta decisiva nella ripresa ma il vero protagonista fu Cassano, con due invenzioni che fecero da assist al bomber. In trasmissione i ricordi dell’ex talento barese.
Il ricordo di Cassano
“Roma-Samp 1-2 del 2010 nel primo tempo poteva finire 7-0. Prima di quella gara il mio amico Vito Scala mi dice che Totti vuole parlarmi. Vado dal Pupone che comincia a dirmi che stavamo facendo una grande stagione, mi chiede della famiglia e cose così. Allora gli rispondo: ‘Arriva al dunque’. Quindi Francesco scherzosamente mi dice: “Se noi vincessimo la partita, voi andreste comunque in Champions vincendo le ultime tre’. E io ho replicato: ‘Cosa devo fare? Spiegati meglio. Oggi io ti faccio perdere lo scudetto, faccio piangere te e la gente che mi ha insultato come se fossi un cane quando sono andato viaO’. La partita è finita 2-1, come volevo io. Godevo come un matto”.
L’elogio del lavoro di Chivu
Poi FantAntonio torna a uno dei suoi sport preferiti, ovvero sparlare dell’Inter di Inzaghi, in maniera diretta o indiretta come in questo caso quando traccia l’elogio di Chivu: “A me dà fastidio quando dicono che la squadra è forte, fortissima, ce l’aveva anche negli ultimi quattro anni. “Si allena la testa”. No no, ragazzi, si allenano i giocatori, non la testa. E i giocatori forti, devi allenarli. Poi, eventualmente, puoi fare effetto anche sulla testa. Chivu ha iniziato all’Under14, poi ha vinto il campionato Primavera, poi ha avuto l’opportunità a Parma, e l’ha salvata giocando a calcio. Qua, la cosa che a me sta impressionando di più, è il lavoro sul campo fatto.
Cosa significa? Con la Lazio vedevo quando la palla che andavano a pressare, non dietro la linda la palla, su Provedel, la difesa, che era a tre o era a cinque, metteva in fuorigioco. Io poche volte ho visto questo… Questo sai cosa vuol dire? Lavorare, e anche tanto, ma soprattutto bene. Perché io all’Inter vedevo una squadra stratosferica negli altri anni, vinceva le partite, però quando difendeva erano tutti dietro la linea della palla…Chivu alza sui difensori esterni degli avversari, e lo vedevi, sugli esterni della Lazio di difesa, i quinti andavano a prenderli, e dietro salivano. Significa che questo ragazzo qua sta facendo un grandissimissimo lavoro.
E in questo momento qua anche l’entusiasmo. Lui dice “io sto lavorando con i ragazzi. Quando un ragazzo che allena una grande squadra dopo dieci partite solo al Parma, significa che sei già un leader, un allenatore top. E sono contento veramente di quello che sta facendo, sia lui come ragazzo e soprattutto l’Inter, che finalmente la vedo – non giocare bene, perché anche gli altri anni giocava bene – squadra già da Europa, con quell’intensità recupero palla e mille altre idee dentro”.


