L’attaccante verso il recupero dopo l’infortunio di ottobre: “Non vedo l’ora, mi sento sempre uno dei migliori. Il presidente mi ha rinnovato il contratto mentre ero infortunato: devo ripagare questo affetto”
Ha un cuore grande così e coraggio da vendere il gigante del Toro. Duvan soffre, stringe i denti, però non si ferma mai anche quando la fatica può rallentare le gambe. Ogni giorno aggiunge un centimetro al percorso verso il recupero completo. Dentro di lui, Zapata ha riacceso il fuoco da Toro. “Sì, è vero: non vedo l’ora di tornare, di giocare la prima partita e segnare il primo gol. Ma è giusto prendermela con calma e rispettare tutti gli step del mio percorso”.
Zapata, martedì l’abbiamo rivista coi compagni nelle esercitazioni tattiche: com’è stato?
“È un’emozione, è bello ritornare a sentirmi di nuovo io, a competere ed allenarmi coi compagni. Piano piano mi sto reinserendo: la cosa importante è che oggi sono contento e sono in crescita. Mi sono sentito bene, sono sicuro che d’ora in poi migliorerò sempre”.
Dopo il 5 ottobre non ci sono state più stadi, tifosi, partite, tv ma solo medici e fisioterapisti. Come ha vissuto questa solitudine del campione?
“Sono stati mesi duri, l’inizio è stato terribile. Oggi posso dire che quei mesi sono passati velocemente. Ma ho sofferto tanto, ogni passaggio è stato tosto: dall’intervento alla riabilitazione, grazie alla quale devi imparare nuovamente a camminare. Dopo l’intervento, quando pensi che sei appena all’inizio ti crolla tutto addosso, poi il tempo passa e cominci a sentirti meglio. Devo ringraziare la mia famiglia e tutto il mondo Toro, mi sono stati molto vicini”.
Che ruolo ha svolto la famiglia?
“È stato fondamentale avere il loro sostegno. I miei due bambini sono ormai grandi, quindi capiscono: insieme a mia moglie mi hanno trasferito una forza incredibile, capisci che l’infortunio è solo una parentesi momentanea. Io ho fiducia: tornerò a far vedere tutta la mia forza in campo”.
Oltre al rientro, per lei è un momento magico…
“Sì, mia moglie è al sesto mese di gravidanza. All’inizio era un maschio, ora è una femmina: il ginecologo ci ha confuso un po’… (ride, ndr). È una principessa, la aspettiamo con tutto l’amore”.
Poi è arrivato il grande atto d’amore del Toro che le ha rinnovato il contratto da infortunato: come l’ha vissuto?
“Il presidente Urbano Cairo ha fatto un bellissimo gesto nei miei confronti quando ha deciso di rinnovarmi il contratto quando ero infortunato. Ringrazio il presidente e tutto il club per quello che hanno fatto per me. Adesso dipende solo da me: devo ripagare tutto questo affetto”.
Per la prima volta in carriera, al Toro ha ricevuto la fascia da capitano: come interpreta il ruolo?
“Per me è stato un grande orgoglio. In verità, non mi aspettavo che avessero scelto me: è stata una sorpresa. Ma più che capitano, mi considero un leader…”.
“Significa trascinare i ragazzi sempre, dando l’esempio soprattutto fuori dal campo. Sono anche il più anziano del gruppo dopo Donnarumma, sento di avere questa responsabilità sin da quando sono arrivato al Toro”.
Arriviamo a Marco Baroni: quali differenze nota rispetto al passato?
“Mister Baroni ha le idee chiare e una sua filosofia. Rispetto all’anno scorso ci sono delle differenze. Anche se stiamo lavorando con lo stesso modulo, ci sono dei concetti e metodi diversi. Giocheremo in un’altra maniera”.
“I ragazzi stanno entrando nel mondo del mister. L’ambiente è positivo, i ragazzi sono motivati a fare una buona preparazione. Stanno spingendo forte, siamo consapevoli che questa è una parte importante della stagione”.
Toni a 38 anni fu capocannoniere della Serie A, a 36 anni Quagliarella: lei è anche più giovane, ci pensa ogni tanto a questo traguardo?
“Il mio obiettivo è sempre stato di andare in doppia cifra, perché da quando sono in Italia ho visto che questa cosa è fondamentale: qui un attaccante forte segna almeno 10 gol ogni anno. Il mio primo obiettivo personale è questo, poi aggiungo anche quello di essere il capocannoniere: un attaccante sogna sempre di esserlo”.
Oggi Zapata è ancora tra i più forti in Italia?
“Mi sento uno degli attaccanti più forti della A ogni giorno. Poi magari la realtà dice un’altra cosa, ovvero che sono infortunato e non gioco da molti mesi. Ma io questa consapevolezza di essere tra i migliori ce l’ho dentro e mi dà ogni giorno la forza di migliorare”.
Cosa resta della scorsa stagione?
“Una grande lezione: ci deve insegnare che è fondamentale la continuità. Dobbiamo essere più forti mentalmente”.
Se la sente di mandare un messaggio al suo compagno Schuurs, ancora in infermeria?
“Voglio dirgli di essere resiliente. So che, prima o poi, tornerà e ci darà una grossa mano. La testa fa tutto e lui mentalmente è forte”.
I tifosi del Toro la amano da impazzire…
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“Li ringrazio per tutto l’amore che mi dimostrano, ma come capitano del Toro voglio dire loro una cosa: non smettete di credere in questa squadra. Anche se ci saranno delle difficoltà, a questi ragazzi non deve mai mancare la vostra spinta”.
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