McKennie e la cucina italiana: la Sveglia di Garlando

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Le frasi dell’americano della Juve sul cibo italiano fanno discutere. E uno si chiede: ha mai davvero mangiato qualcosa in Italia?

Carissimo Weston McKennie, lo sappiamo bene, ogni vostro campionato nazionale, compreso il rally delle ruspe, diventa mondiale, perché per voi le Colonne d’Ercole stanno appena oltre la Statua della Libertà. Vi sentite l’ombelico del mondo. Di questi tempi, poi… Però in cucina no, dai, Weston… Non puoi dire: “I piatti italiani sono tutti uguali: pizza, pasta, carne, pesce… I nostri hamburger invece sono uno diverso dall’altro”. Forse ti condiziona il prefisso Mc. A Torino te l’hanno mai fatto assaggiare il Fassone piemontese? Ti sembra uguale alla bistecca fiorentina? E i ravioli del Plin? Ti hanno raccontato della pasta emiliana fatta in casa e della carbonara di Trastevere? Fatti un viaggio dal baccalà vicentino allo spada siciliano, ma, se passi da Napoli, non dire che la pizza è uguale in tutta Italia o due pizze le rischi per davvero… 

Scusa, ma se nella vostra Nazione sconfinata avete 260 ristoranti stellati e noi, nel nostro fazzoletto di terra 387, qualcosa vorrà dire. È questione di tradizione, di arte del mestiere e, soprattutto, di qualità di prodotto. Come nel calcio. È come se tu ci dicessi: “Voi avevate dei 10 tutti uguali, Baggio, Zola, Mancini, Del Piero, Totti, che facevano le stesse cose: dribbling, tacchi, tunnel, cucchiai… Io, Weah e Busio siamo mediani, ma ognuno diverso dall’altro”. Detto con grande rispetto, ci teniamo stretti Baggio e Totti. Non risulta che abbiano mai scritto una canzone: “Da quando Lalas non gioca più”. Ma non preoccuparti, Weston. Già apprezzi le ragazze italiane, se resti a lungo alla Juve, vedrai che si raffinerà anche il palato.

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