Non esiste un nome, o almeno chi scrive non ne è a conoscenza, per “quelli che se ne vanno prima”, di solito per evitare il deflusso post evento. Categoria che chi frequenta lo stadio conosce molto bene grazie al calcio, ma la trasversalità della devianza (o patologia, decidete voi) fa in modo che episodi del genere si manifestino anche nelle altre forme di spettacolo. Accade al cinema (come si può rinunciare a leggere tutti i titoli di coda?) e pure ai concerti, come quello di Zucchero di ieri sera al Bluenergy Stadium. Chi ha abbandonato a sei (sei!) pezzi dalla fine si è perso, su tutto, la poetica di “Diamante” e l’inno degli uomini soli “Hey man”. Inconcepibile. Tutta questa premessa sul “che vi siete persi?” per dare sostegno alla tesi: concerto fantastico, anche se chi era tra i 15mila presenti sa che non ci sarebbe bisogno di sottolinearlo. La grandezza di Sugar sta nel mescolare alto e basso, rendendo hit appassionanti, dal vivo, anche le canzoni scritte e pubblicate dopo “Oro, incenso e birra”. Pensate che “Vedo nero” sia una robetta scritta per creare un tormentone redditizio? Sarà pure così, ma con la potenza di Adelmo (incredibile che regga più di 2 ore e mezza di show con quell’energia) e – su tutti – il sax del trentino di Cleveland James Thompson e la voce di Oma Jali tutto assume una connotazione magica.
Amanti della fuga a parte ha fatto impressione, pure al protagonista della serata, il calore del pubblico. “Non mi aspettavo un’accoglienza del genere. L’ultima volta che son stato da queste parti nemmeno me la ricordo ancora un po’. In questo luogo, però, vidi un grandissimo concerto di Springsteen” (era il 2009). La dimensione dello stadio piace a Fornaciari – “è bello quando si suona all’Arena di Verona, ma questa è un’altra cosa” –, felice per la nuova avventura italiana. “Siamo stati in Scandinavia, poi a Casablanca. Che accoglienza, si mangia pure bene, ma mi piace tanto tornare a casa”. Dei viaggi non rimangono solo i ricordi dolci. “Chi va in giro lo sa bene, il mondo è cambiato parecchio, soprattutto nelle grandi città. C’è povertà, molte più persone rispetto a prima della pandemia vivono in condizioni di indigenza. Non so ancora per quanto, ma ricordatevi che in Italia c’è ancora libertà”. Zucchero vuol far capire al pubblico di apprezzare quello che abbiamo. Lo sottolinea anche in “Un soffio caldo”, scritta assieme al grande Francesco Guccini. Nel testo si racconta di fiumi, ponti, albe ed aurore. A pensarci non serve tanto di più per essere davvero liberi.
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