Oggi la classifica è bellissima. Certifica, infatti, un periodo davvero ricco di risultati positivi: quattro vittorie consecutive in campionato non si ottengono per caso. L’attuale secondo posto del Toro, a pari punti con la Lazio e distante appena tre lunghezze dalla Fiorentina capolista, rappresenta un piazzamento di cui essere orgogliosi. Ma attenzione ai voli pindarici: i granata stanno ancora vivendo una fase di assestamento e gli alti e bassi faranno parte del percorso, soprattutto nel breve periodo. Già, perché il Toro rispetto alla scorsa stagione ha cambiato tantissimo. A partire dall’allenatore: Giuseppe Scurto conosceva a menadito vizi e virtù della rosa poi passata nelle mani di Felice Tufano, un allenatore che conosce benissimo la categoria e che si è calato nel contesto alla perfezione. Come meglio non avrebbe potuto, perché ha avuto il merito di mantenere l’equilibrio anche dopo il 5-3 subito a Verona il 16 settembre. Non era facile, ma sicuramente l’esperienza nel mondo del settore giovanile lo ha aiutato a non essere travolto dagli eventi, senza farsi condizionare anche dalla gestione di alcuni giocatori. Balcot, Ciammaglichella e Njie sono ormai della prima squadra: quando li avrà a disposizione ne sarà contento, altrimenti amen. Con questo principio ha costruito il Toro che, per esempio, ha vinto il derby: ha lavorato su alcuni principi di gioco, ha messo a posto la fase difensiva e ha cercato di schierare una squadra con due punte che agissero con movimenti simili a quelli che chiede Vanoli ai grandi. Così Franzoni e Raballo, insieme, hanno saputo reggere l’assenza di Gabellini, volato a Cagliari e dunque indisponibile per la gara finora più importante disputata in questa stagione.
Toro Primavera, Tufano l’uomo della rinascita
Tufano è l’uomo giusto, al posto giusto, nel momento giusto. Gabellini non c’è? Non piange e si rimbocca le maniche per fare il pane con la farina che ha. Perciun e Galantai si fanno male? Attinge alle risorse disponibili in rosa, senza strapparsi i capelli e con la consapevolezza che Ludergnani farà di tutto per trovare delle soluzioni. Non è un caso che abbia potuto accogliere Ussumane Djalò: convincente il suo esordio da titolare in mezzo al campo. Era il profilo che mancava, alla luce dei due gravi infortuni che hanno colpito il centrocampo. E poi piano piano stanno venendo fuori i rinforzi estivi: Olsson in difesa è stato decisivo contro la Juventus, mentre Krzyzanowski sulla corsia di sinistra sta crescendo di partita in partita. Occhio anche ad alcuni elementi della vecchia guardia: Acar si sta ritagliando un ruolo essenziale da mezzala, così come Mullen, che da braccetto sinistro ha dato risposte convincenti. Insomma, il Toro sta maturando in termini di consapevolezza dei propri mezzi. Proprio per merito di Tufano, che sta responsabilizzando un gruppo che adesso si ritrova un orizzonte sempre più intrigante. Dopo Atalanta, Empoli e Juventus il ciclo di ferro granata prosegue domenica: dietro l’angolo c’è la trasferta contro il Sassuolo campione d’Italia, avversario temibile nonostante una partenza con qualche rallentamento di troppo. Per il Toro sarà un ulteriore stress-test, che servirà al gruppo per insistere nei meccanismi del 3-5-2. Tufano ha dato un’identità alla squadra, ora il tecnico intende perfezionare meticolosamente alcuni dettagli. Affronterà la sfida di domenica con qualche elemento in più rispetto al derby: probabilmente ripartendo da Gabellini, una delle pedine più interessanti della rosa attuale. Applaudito da Vanoli, l’ex Cesena non vede l’ora di riprendersi una maglia da titolare onorata al meglio da Raballo, decisivo nel derby.
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