l’esclusione dalla Serie C della squadra di Giove. Ma anche il volley retrocesso dalla A1 e il basket fuori dalla B. Il declino si fa concreto. Proprio alla vigilia del Giochi del Mediterraneo, che regaleranno alla città nuovi impianti sportivi
C’è il vento a Taranto, e non è mica bello quando c’è il vento a Taranto. Perché dall’Ilva arrivano odori, fumi e colori con i quali la gente ha imparato a convivere, ma che soprattutto negli anni Ottanta hanno causato tante morti. La città ha 186 mila abitanti e ruota attorno all’acciaieria, che ha sempre acceso il dibattito tra il bisogno di lavoro e il pericolo per la salute. Non solo. Il sindaco è appena decaduto, silurato mentre inaugurava una tangenziale, e c’è un commissario prefettizio in attesa delle elezioni. Un inferno? No, ci sono anche la sede della Marina, i musei, gli allevamenti di cozze, un mare bellissimo, anzi due, con i ponti (famoso quello girevole) a collegarli, i maestosi palazzi e all’interno l’hub per l’eolico offshore. Già, il vento. Come nello sport, sul quale ne soffiano due. Quello della delusione, per l’imminente esclusione della squadra dalla Serie C che imporrà la ripartenza dall’Eccellenza, dopo la rinuncia di quella di basket alla B di un mese fa e la clamorosa retrocessione di quella di pallavolo dalla A1 domenica. E quello della speranza. Perché qui nel 2026 ci saranno i Giochi del Mediterraneo, che ospiteranno atleti di 26 nazioni e daranno al territorio una vetrina internazionale. E da qui, con le nuove strutture che stanno nascendo (o rinascendo, come lo stadio Iacovone) può ripartire tutto.
i giochi
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Massimo Ferrarese, il commissario straordinario per i Giochi, ha detto che qui “la normalità viene vista come un miracolo, perché la gente non mantiene gli impegni”. Proprio ieri ha accolto Andrea Abodi, ministro dello Sport, e insieme – dopo aver visitato le strutture – hanno annunciato entusiasti i lavori che porteranno all’evento, con un investimento di quasi 300 milioni per 41 opere in 21 comuni. Abodi ha apprezzato: “Le sensazioni sono positive, sarà un cantiere continuo. Nessun miracolo, si afferma soltanto una classe dirigente che fa il suo dovere”. E tutti sperano che questo sia il volano per far ripartire lo sport, soprattutto il calcio. Ancora Abodi: “Il miglioramento delle strutture porta ad alzare il livello dei soggetti. Sono fiducioso che possa nascere un progetto polisportivo con il coinvolgimento delle imprese. Io ringrazio chi ha gestito le società, anche se non ci sono state lucidità ed educazione, ma ora serve un’idea molto diversa e questa è una grande opportunità”. Taranto senza calcio è una ferita anche per Gabriele Gravina, che in Figc sta cercando una soluzione per garantire sostenibilità ai club e che per questo ha una sensibilità particolare: “La crisi del Taranto rappresenta una ferita per il calcio italiano e per me in particolare perché, nei rioni vicino al vecchio stadio, da giovane ho imparato a giocare a calcio, simpatizzando per i colori rossoblù. Auguro alla città di ritrovarsi presto unita in un progetto serio e stabile che dia finalmente soddisfazione a una tifoseria così appassionata”.
la gente
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Il tarantino è abituato a piangersi addosso. I tifosi quasi esultano per l’esclusione, perché si sentivano prigionieri di un presidente come Massimo Giove, che ha firmato questo funerale, sportivo e societario (l’11 sarà discussa un’istanza di fallimento), malgrado fantomatici passaggi di proprietà in realtà mai avvenuti. Ma qui lo sport non è solo tifo. Qui sono nati grandi atleti, ultima Benedetta Pilato, nuotatrice campione del mondo: “Io spero che i Giochi aiutino la città – dice – sia come strutture, perché noi atleti sappiamo quanto sia difficile fare sport qui, ma anche per l’immagine, che sembra brutta e invece dovrebbe attirare i turisti”. Il sentimento del tifoso lo rappresenta Michele Riondino, attore e regista (Palazzina Laf): “La storia della squadra è quella della città, il declino è lo stesso. Per noi lo Iacovone non è solo uno stadio, è motivo di aggregazione con tante anime che abbracciano la squadra e con una fortissima componente femminile. Taranto è la più grande città del Sud a non aver mai fatto la Serie A, abbiamo sognato in grande fino a un anno fa con Eziolino Capuano, ma in realtà eravamo già in un mare di guai. La città è dannatamente sfortunata, ma l’amore per la squadra va oltre ogni categoria”.
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