Il ghanese Kamaldeen, dai piedi brasiliani, ha stregato Juric a Southampton. Il soprannome Kamaldeenho se l’è dato da solo: il dribbling è il suo punto di forza
Galeotto fu il gol e chi lo segnò. Sul lungo rinvio di Ramsdale spizza leggermente Ugochukwu e la difesa dello Swansea aspetta. Chi invece non perde tempo è Kamaldeen Sulemana: era partito largo a sinistra, prima di accentrarsi un passo alla volta. È l’unico ad aver creduto che il pallone potesse varcare la Maginot della trequarti. Il portiere ospite esce oltre il limite dell’area, perché improvvisamente si è ritrovato da solo contro il classe 2002. Che lo supera con un pallonetto da quasi venti metri. Il pubblico del Southampton non è particolarmente ribollente di entusiasmo per tre motivi: il clima (siamo a gennaio), lo scenario (terzo turno di Fa Cup, la finale di Wembley è un’idea ancora lontanissima per tutti) e soprattutto il contesto della Premier, orientato verso una scontata e dolorosa retrocessione. Eppure scrosciano applausi, ad allontanare almeno per un minuto il grigiore stagionale. Per Sulemana, che non segnava da due anni, è un balsamo. Così come per Juric: “Sono felicissimo per lui, nei miei primi venti giorni da allenatore qua l’ho visto lavorare duramente”. Ivan prende nota: anche a causa di quel pallonetto oggi Kamaldeenho gioca per lui. L’altro Lookman è già a Bergamo.