Il croato si adatta alla nuova era fatta di giocatori in grado di saltare l’uomo e rifinire. Così si esce da quattro anni di calcio bello ma ormai vecchio
La vera novità non è Pio che fa gol, ma Sucic che salta l’uomo e rifinisce di classe, figura che all’Inter mancava e che Inzaghi faticava a concepire. Simone ha il merito di quattro anni di ottimo calcio, di linee di gioco portate a perfezione, ma, con il tempo, quelle tubature si sono riempite di calcare, esattamente come al City di Guardiola. L’antidoto del blocco basso all’attacco posizionale è diventato sempre più efficace, come ha dimostrato l’Inter nella finale di Istanbul. Tenere larghi Foden e Grealish per imbucare poi gli interspazi non bastava più, perché gli spazi si erano chiusi.
Servivano apriscatole, cioè giocolieri, specie esterni, capaci di aprire varchi con dribbling o sterzate. Yamal ha schiuso una nuova era. Pep si è preso subito Doku, che ha stappato la Juve, e ora Echeverri (2006). Il Real di Vinicius ha scucito 45 milioni per Mastantuono (2007). Non contento del ben di Dio che ha, il Barcellona sogna Nico Williams e tratta lo svedesino Roony Bardghji (2005). Corsa folle agli apriscatole. Anche da noi. L’Inter, bullizzata a Monaco da Doué e Kvara, vuole recuperare talento tecnico (Sucic, Carboni e altro) per evolversi dal triste palleggio orizzontale, senza sbocchi, degli ultimi tempi. La nuova Juve è costruita attorno al genio di Yildiz, brillante negli Usa. Gasp si tiene stretto Dybala. Conte pretende apriscatole di livello (Ndoye, Lookman, Lang…) nelle zolle sfitte da Kvara. Il Milan dipenderà dall’abilità di Allegri di risvegliare Leao, potenzialmente il miglior schiudi-difese del torneo. Una corsa collettiva al talento tecnico che è promessa di bellezza.