Uno dei più grandi numeri 10 della storia del calcio, vincitore di 3 Palloni d’oro ai tempi della Juve. Geniale in campo, lo è stato anche fuori grazie all’ironica intelligenza
Miscel è arrivato ai 70. Michel Platini, le Roi, il più grande calciatore di Francia. Più di Raymond Kopa, più di Just Fontaine, più di Zinedine Zidane. Numero uno, numero dieci, numero da circo (nel senso del trapezista). Michelino Platini, Re in Italia, il più grande della Juve. Più di un Presidente (Boniperti), più di un Avvocato (Agnelli), più di un Allenatore (Trapattoni). Cinque anni torinesi, tre volte Pallone d’oro e tre volte capocannoniere: 1983, 1984, 1985. E tanta altra mercanzia: due scudetti, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa d’Europa, una Coppa Intercontinentale e una Coppa Italia. Mai espulso: corretto e rispettoso. Squalificato invece sì: sarcastico e velenoso. Dopo una sconfitta a Verona (1983-84), agita il dito sotto il mento dell’arbitro Pietro D’Elia di Salerno: “Con lei perdiamo sempre, come lo spiega?”. D’Elia non spiega, scrive e fa rapporto al giudice: due giornate. Più avanti Michel dirà: “In tanti anni di professione c’è una cosa che mi inorgoglisce: non gli scudetti o i premi, ma il fatto di non aver mai parlato male di un collega, né degli arbitri, né dei compagni, né degli avversari. Neanche quando ero piccolo. Io giocavo”.