Spalletti, Gattuso e l’obbligo di andare al Mondiale

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L’anno di ombre e paure della Nazionale italiana: l’umiliazione Norvegia, il cambio ct e come arrivare ai playoff nelle migliori condizioni

Se il ct Gattuso potesse scegliere, sotto il proprio albero vorrebbe solo una cosa: la qualificazione al Mondiale. Un obbligo, più che un obiettivo, visti i due forfait delle ultime manifestazioni. Una Coppa del Mondo non è solo un torneo, è cultura. Lo specchio del paese. E negli ultimi anni dal riflesso si è visto poco di buono. L’Europeo dell’estate 2021 ha nascosto la polvere sotto il tappetto e dopo l’addio di alcuni fuoriclasse, la sporcizia è riemersa. Da Mancini a Spalletti, le ombre hanno sempre sovrastato quel po’ di luce che si è provato a intravedere. Problemi extra campo, gestione del gruppo a distanza e tanti altri fattori, rendono il lavoro del selezionatore diverso. Non solo un allenatore, ma un domatore di animi.

La fatal Norvegia e l’addio di Spalletti

Il calcio lo ha inventato il Diavolo, non è di certo una bella frase in questo clima natalizio, ma è la citazione perfetta per capire la natura del gioco. Basta un dettaglio e il castello crolla. Spalletti ha iniziato la sua avventura da ct subito con un peso: l’Europeo. Un nazionale ferita da riportare in una kermesse vinta nella precedente edizione. Tra tante difficoltà gli azzurri hanno centrato l’obiettivo, anche se il torneo non ha regalato soddisfazioni, con l’eliminazione agli ottavi contro la Svizzera.

Nulla nasce per caso, per coprire le crepe serve tempo. E dopo un anno di lavoro, gli azzurri hanno incominciato a sorridere di nuovo con ottime prove in Nations League contro Belgio e Francia. Un bel calcio che poi però è finito nel dimenticatoio il 6 giugno 2025, la data che ancora i tifosi ricordano come un incubo. Una debacle in Norvegia con i giocatori a pezzi e appena rientrati da una finale di Champions persa e una stagione straziante. La partita più importante, giocata nel momento peggiore. Spalletti si è preso tutta la colpa e dopo aver vinto con la Moldavia, ha dato le dimissioni e ha lasciato il gruppo. Lo ha fatto con onestà, portandosi tutto il peso che avrebbe dovuto dividere con un sistema che non funziona e che resta spesso immobile.

Gattuso e la nuova Italia

Il capo delegazione Buffon e i vertici azzurri non hanno perso tempo e hanno affidato la panchina a un allenatore di personalità, a chi potrebbe morire insieme all’Italia: Gattuso. Sembra un frase fatta, ma l’Italia ha bisogno dei suoi valori per risentirsi forte. Valori che dovrebbero svilupparsi dalle giovanili spesso segnate da un eccessivo “campionismo” e voglia di mettere il risultato al primo posto rispetto alla crescita del talento. E al momento nel nostro paese di stelle ce ne sono poche. Ma il nuovo ct non può fare il lavoro degli altri e deve pensare a un solo traguardo: il Mondiale in USA-Canada-Messico.

L’impatto con il gruppo è stato ottimo e anche i risultati, o almeno in parte. Tutte vittorie, tranne con la Norvegia. Una sola sconfitta che però pesa molto di più di mille risultati positivi, vista la netta differenza che si è vista con gli scandinavi a San Siro. Un poker dal sapore umiliante. Ma ringhio ci ha messo la faccia, non poteva fare miracoli. Ora gli si chiede solo la normalità: vincere il playoff e tornare a giocare con le migliori, riempendo di nuovo estati che negli ultimi anni sono state vuote.

Il playoff per dimostrarsi Italia

A fine marzo non ci saranno alibi, l’Italia dovrà vincere per meritarsi ancora questo nome. A Bergamo arriverà l’Irlanda del Nord nella semifinale playoff, una sfida alla portata per dimostrare di non aver perso i valori almeno in campo. E poi gli azzurri, in caso di vittoria, voleranno in Galles o Bosnia. Una finale su un campo difficile, ma per andare al Mondiale bisogna dimostrare la propria superiorità. E una sconfitta segnerebbe il funerale di un sistema e sarebbe la conferma di una Nazionale che non merita questa kermesse. Un’ipotesi che tutti non vogliono neanche immaginare.

Gattuso non ha stelle come Yamal, ma può schierare un undici di livello e sicuramente superiore alle avversarie che cercheranno di impedire l’accesso al Mondiale. Ma c’è un’avversaria ancora più temibile: la paura. E se il ct riuscirà a scacciarla, le probabilità di successo saranno più alte. Il Natale a casa di Rino e di molti italiani ha una sola preghiera: riportare un po’ di azzurro e il tricolore nella manifestazione più importante al mondo.

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