Sofia Cantore: “Sogno l’Europeo con l’Italia, poi vado in America”

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Dopo il torneo andrà a giocare a Washington, prima italiana nella National Women’s Soccer League: “Il ct Soncin ci ha dato sempre fiducia, dalle lacrime delle mie compagne ho capito che abbiamo riscritto la storia”

dalla nostra inviata Alessandra Bocci

La musica ora la mette lei, in campo con i suoi assist e fuori con le sue scelte moderne. Sofia Cantore ha ispirato Cristiana Girelli con due assist, ma le ha tolto il ruolo di dj del gruppo, che ora svolge (e con molta attenzione) insieme ad Arianna Caruso. Assonnata per la lunga notte di festeggiamenti ma con la battuta pronta, ride quando le si fa notare che ha tolto lo scettro delle playlist alla veterana. “Eh, diciamo che la musica si evolve. Cri metteva ancora quella del villaggio vacanze. Poi quando si tratta di festeggiare e coinvolgere tutti la Carrà ci sta sempre bene”.

Che emozione resta dopo questa qualificazione alla semifinale? 

“Faccio fatica a realizzare quello che succede, ho bisogno sempre di un po’ di tempo. Ma vedere le altre, soprattutto le ragazze più grandi con le lacrime agli occhi mi ha fatto capire che avevamo fatto qualcosa di storico”. 

Qual è stata la chiave del successo? 

“Non saprei dirlo, ne abbiamo parlato parecchio fra di noi. Credo che i gol all’ultimo minuto vengono perché c’è qualcosa che ti spinge. Qualcosa che va oltre le capacità calcistiche. Soffrivamo e l’unione di intenti ci ha aiutato. Sembrava proprio che dovesse andare così. Abbiamo iniziato sognando e questo modo di fare ci ha portate fin qui”. 

Però le capacità calcistiche hanno un peso, come i suoi assist a Girelli… 

“Il primo è stato un tiro, Cristiana è stata brava a deviare in rete. Il secondo… ho alzato la testa e ho visto tre ragazze, Caruso, Girelli e Cambiaghi, che chiamavano il cross. Mi sono detta: la sposto sul destro e la metto in area. Come sapessi che sarebbe stata la palla giusta. Attaccare l’area in questo modo vuol dire credere davvero tanto di poter raggiungere il traguardo”. 

Che era, come massimo, la semifinale. Adesso guardate oltre? 

“Adesso non ci poniamo limiti. Ma sappiamo che raggiungere la finale è un obiettivo difficile”. 

Che cosa ha portato il ct Soncin in questo gruppo? 

“Ci ha dato tanta fiducia. Ci ha detto dal primo giorno che potevamo giocarcela con chiunque. E sul piano tattico cura ogni dettaglio: noi entriamo in campo sapendo sempre esattamente che cosa dobbiamo fare”. 

Il ct dice che il vostro calcio ha purezza, il presidente Gravina ha detto che siete il simbolo l’Italia più bella, quella che non molla mai. Un’investitura che dà pressione? 

“C’è una purezza diversa, perché abbiamo fatto altri percorsi. Però io non credo a certi giudizi che leggo, non penso proprio che i ragazzi quando indossano la maglia azzurra lo facciano senza le giuste motivazioni. Penso che siano uguali a noi, anche se hanno fatto altri percorsi. E i giudizi del presidente sono uno stimolo: ogni giorno c’è una lotta per coinvolgere più persone nel movimento. Mettiamo in campo la nostra forza e quella di tutte le ragazze e le bambine che vogliono giocare a calcio”. 

Ci state riuscendo bene, a giudicare dallo share televisivo. 

“I risultati aiutano e noi proviamo ad andare più in alto. La Nazionale è come una famiglia”. 

Sofia, lei è una delle più giovani della squadra: dopo questo Europeo andrà a giocare negli Stati Uniti, a Washington, prima italiana in quel campionato. Come ha preso la decisione di lasciare la Juventus? 

“Sono una persona curiosa e mi piace l’idea di conoscere un altro calcio e un’altra cultura. Quanto all’età, a 25 anni mi sento un po’ un trait d’union fra le senior e le giocatrici più giovani. Diciamo che appartengo alla generazione di mezzo”. 

Sente mai i racconti epici di quando si giocava sui campi in terra battuta? 

“Li sento e penso anche che facciano parte di un’eredità importante, perché da quelle difficoltà arrivano le tante conquiste che ci hanno portato fin qui. Bisogna andare avanti, senza dimenticare i valori che arrivano da quelle difficoltà. Sento soprattutto i racconti di trasferte epiche in pullman da Brescia a Bari, pranzo in autogrill e al pomeriggio si gioca. Sono momenti iconici, ma d’altra parte a me è capitato di allenarmi su un campo a nove: per questo ritengo di appartenere alla generazione di mezzo. E penso che il nostro percorso, i nostri valori debbano essere preservati. Sono fortunata a vivere nel momento del cambiamento, ma tanta passione ha dato frutti e non deve andare persa”. 

Sofia, non parliamo di finale. Oltre a questo, qual è il suo prossimo sogno? 

“Laurearmi in Scienze dell’alimentazione. Prima o poi riuscirò a prendere questa benedetta laurea”.



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