Sinner e Inter, chi supera lo shock. Il commento di Ravelli sulla Gazzetta

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I tre match point buttati nella finale del Roland Garros contro Alcaraz e i 5 gol presi a Monaco col Psg sono traumi che potrebbero abbattere una corazzata. Così Jannik e Chivu provano ad uscire dal momento no

Arianna Ravelli

Giornalista

Vedi alla voce trauma: “in psicologia, una conseguenza di un evento (o sequenze di eventi) dotato di una carica emotiva, di carattere negativo, tale da minacciare la stabilità, l’integrità e la continuità fisica o psicologica dell’individuo”. Non c’è dubbio che cinque gol incassati in una finale di Champions (a zero) e tre match point buttati in una finale di Roland Garros (poi persa) siano una sequenza di eventi dotata della carica emotiva sufficiente per abbattere una corazzata.

un sinner diverso ad halle

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E infatti Jannik Sinner (che come tutti gli sportivi d’eccellenza ha una profonda capacità di lettura di sé stesso), dopo essere stato sconfitto ad Halle da Bublik (che a Parigi lui aveva spazzato via in tre set senza sudare), ha detto di aver patito la partita “fisicamente e mentalmente”. “Era un giocatore diverso”, ha invece concluso il suo stravagante (e un po’ incredulo) avversario. È un ragazzo, forse, che deve ancora superare un trauma: ovvero, comprendere, accettare la caduta, resettare, ricaricarsi, ripartire imparando a convivere con certi fantasmi. Antonio Conte, nell’intervista pubblicata su Sette del Corriere della Sera, ha raccontato che nella prima partita, appena arrivato alla Juventus da Lecce, si presentò con un errore che costò un gol. Depresso e pieno di dubbi, il giorno dopo Trapattoni gli disse “non starai mica pensando ancora a ieri?”. A parole è facile. Jannik, consciamente, ha già svoltato quando ha detto di voler concentrarsi non sui tre match point persi, ma sul fatto che quella è stata la sua miglior partita sulla terra, ma la mente è più complicata di così. Becker ha profetizzato che ci metterà un anno a dimenticare. Ma è impossibile fare previsioni (e inutile fasciarsi la testa): non è un ostacolo che si può abbattere, è un processo, bisogna passarci dentro. La velocità con cui lo si fa, distingue i campioni dagli altri esseri umani.

inconscio collettivo

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È in mezzo allo stesso processo anche l’Inter, che ha chiuso tramortita la finale di Champions e ha ricominciato con un pareggio contro il modesto Monterrey nel Mondiale per club. Una squadra con una nuova guida, ma ancora svuotata, senza forze, in un torneo che forse non accende (ancora) così tanto le motivazioni dei giocatori. Sinner ha Wimbledon che è un chiodo sufficientemente grande per scacciare gli incubi della terra. Naturalmente è più difficile risollevare un gruppo, un insieme di io, che non un singolo. Jung parlava di inconscio collettivo, e probabilmente una squadra di calcio è qualcosa del genere: si porta dietro, come fosse un organismo, un’eredità psicologica comune che si nutre delle sicurezze che le vittorie regalano, viene zavorrata dal peso delle sconfitte e paralizzata dalle paure.

inter, la fine di un ciclo

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Ma se Jannik è ancor dentro (anzi, perché no?, all’inizio vista l’età) un processo di crescita, c’è, nell’Inter, il sapore della fine di un ciclo che, per di più, si è chiuso male. L’importante è comprenderlo, senza perdersi nella considerazione che, almeno in Italia, i nerazzurri erano, secondo l’opinione comune, la squadra con la rosa più forte che solo per errori propri ha mancato due obiettivi su tre. Almeno, non ci sarà il rischio della riconoscenza, che ha spesso frenato i cambiamenti nelle squadre: perché l’aiuto più grande per superare lo shock di Monaco è fare entrare “quell’aria fresca” di cui ha parlato capitan Lautaro (e di cui per primo si accorge di avere bisogno). Cristian Chivu ha iniziato a far vedere dei principi nuovi di gioco, la società lo deve aiutare con un mercato di qualità, giocatori più giovani, energie nuove da liberare. Perché, una cosa è certa: per uscire da una crisi (dal greco: decisione) in qualche modo bisogna cambiare (e cambiare è la cosa più difficile in assoluto).



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