Persi Osimhen e Kvara il tecnico ha reinventato la squadra su Anguissa e McTominay, pronti a colpire ancora. Inzaghi deve presentare una squadra capace di incassare l’eventuale regalo
Ecco il traguardo. Le bandiere del Maradona, con i cerotti sul numero 4, come ha chiesto lo scaramantico Antonio Conte, stasera sventoleranno forte perché basterà un alito di vento per spingere il Napoli oltre il filo di lana. Una vittoria sul Cagliari rimaneggiato e sereno, anche se animato da legittimo orgoglio, e il quarto, storico, scudetto approderà nel Golfo. Conte fa bene a non fidarsi e a impedire che i suoi ragazzi scendano in campo con i coriandoli. A Parma si è preso un brutto spavento e vorrebbe evitarne un altro. Se il Napoli si è presentato all’ultima giornata davanti all’Inter, più forte nei valori e più attrezzata nella rosa, è proprio perché ha saputo metterci più intensità e costanza nel lavoro settimanale. La sua supremazia è stata prima di tutto etica. L’Inter si è concessa troppe pause caffè. Ripresa nel recupero dal Genoa a Marassi alla prima di campionato, ripresa al 90’ dalla Lazio nell’ultima partita giocata a San Siro: tra questi 2-2 gemelli, una lunga collana di sperperi. Per quanto l’Inter si ripeta che sono stati sacrifici necessari, per quanto cerchi di convincersi che il prestigio di una finale di Champions abbia preteso il dazio di tanti punti, la verità è che scudetto e Monaco di Baviera avrebbero potuto convivere, al netto della fatica e degli infortuni. L’Inter ha pagato soprattutto l’incapacità di imporsi la concentrazione feroce e la voglia di vincere che ha caratterizzato la cavalcata della seconda stella.
napoli contizzato
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Napoli contizzato Il verdetto di una corsa a 38 tappe è sempre onesto, perché sulla lunga distanza s’impone la verità. Il Napoli è a un passo dal traguardo perché dall’amma faticà estivo in poi si è contizzato, ogni giorno sempre di più, diventando un monolito indistruttibile, capace di resistere nella sofferenza e di imporsi con il sudore. Partiti Osimhen e Kvaratskhelia, infortunato a lungo Neres, Conte ha capito che il centro del potere andava spostato in difesa, che ha trovato in Buongiorno la nuova colonna portante. Il reparto, l’unico del campionato rimasto sotto i 30 gol subiti, è stato il trampolino del sogno. Conte dovrebbe segnare oggi 8 gol al Cagliari per non peggiorare il record di gol segnati da una squadra campione d’Italia in un torneo a 20 squadre (65) e, battendo i sardi, eguaglierebbe il record negativo di punti (82). Questo per dire che la cavalcata di Conte non è stata trionfale come quella di Spalletti. Imparagonabile la qualità del gioco. Anche l’ultima trasferta di Parma ha confermato la grande difficoltà del Napoli in costruzione. Ma saper acquistare il massimo al minor prezzo è una grande virtù. Il miglior sub è quello che sa sfruttare meglio l’ossigeno nelle bombole, il buon pilota fa tanta strada con poca benzina. A Conte mancano pochi metri di strada. E chiede ai ragazzi l’ultima accelerata.
mctominay su tutti
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Realismo tattico, pragmatismo, gestione cinica, economia di gioco essenziale. È con questa logica che il Napoli ha rincorso lo scudetto e stasera vuole agguantarlo. Persi i gol di Osimhen, preso atto che Lukaku non è più la pantera da scatenare nella profondità, abbandonato dall’allegria laterale di Kvara, Conte è stato bravo a inventarsi i bomber della mediana: Anguissa 6 gol e, soprattutto, McTominay, 11, l’uomo copertina. Ai suoi giganti stasera Conte chiede un’incursione da scudetto, l’ultima e decisiva. Ma andrebbe benissimo anche un’incornata di Rrhamani, tipo quella di Baroni su carezza di Diego che timbrò lo scudetto del ’90. L’amico Baroni che, per mano di Pedro, ha fermato l’Inter di San Siro. A Conte andrebbe benissimo un 1-0 su corner che consacrerebbe lo scudetto della praticità. Sarebbe il primo scudetto di un uomo del Sud alla guida di una squadra del Sud, ancora più storico, quindi. Sarebbe, con ogni probabilità, il regalo d’addio del tecnico, annunciato di rientro alla casa madre juventina. Sarebbe, di sicuro, il miglior regalo di compleanno per Aurelio De Laurentiis che a mezzanotte soffierà su 76 candeline. Due scudetti in 3 anni con i bilanci sani non sarebbe un orgoglio da poco. Sarebbe una gioia folle per i napoletani che riempiranno d’amore il Maradona, come sempre, e sono pronti a esondare nelle strade della città, con le bandiere liberate dai cerotti. Nei vicoli sono sopravvissuti gli arredi della festa spallettiana e Diego è pronto a sorridere dai murales, come sempre.
pensando a kvara
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A 8 giorni dalla finale di Champions, Simone Inzaghi pensa più a Kvara che a Lukaku. Ha il dovere di presentare a Como, contro una delle squadre più in forma del momento, una formazione competitiva, in grado di raccogliere l’eventuale regalo del Napoli, come non è successo domenica scorsa. Ma ha anche la necessità di dosare un turnover ragionevole, in base alla condizione dei giocatori, per presentare a Monaco l’Inter nelle migliori condizioni possibili. A Como cadde il Napoli, dopo 3 pareggi consecutivi. La giornata successiva, l’Inter si presentò al Maradona e si portò in vantaggio: lì avrebbe potuto vincere lo scudetto, affondando il Napoli nelle sabbie mobili. Invece si fece riagguantare da Billing all’87’. Una nelle mille sliding doors non imbucate da Inzaghi. E ora Conte è a un soffio di bandiera dal traguardo.
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