Scudetto corsa Napoli Inter | Gazzetta.it

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Nessun grande club del calcio europeo è riuscito a mantenere un ritmo vincente. Persino il Liverpool, con un ruolino di marcia pressoché perfetto, è caduto in Coppa d’Inghilterra contro il Plymouth, ultimo in Serie B

Neanche il tempo di parlare di volata a due, di Napoli e Inter che sgomitano per lo scudetto, dell’Atalanta che s’accontenta del podio, e il copione del campionato sorprende ancora, riaprendo discorsi che sembravano chiusi. Inzaghi giovedì va malamente al tappeto contro una Fiorentina mai così splendente. Dramma, crisi, interrogativi. Conte, invece di allungare, non riesce a superare la miglior Udinese della stagione e alla fine deve essere contento del pari. Napoli meno concreto, esitante in difesa. Stanco mentalmente? Non è chiaro dove finiscano i meriti delle sfidanti e dove comincino gli imbarazzi delle fuggitive, ma oggi stesso arriverà la prima risposta. Non sarà la partita chiave dello scudetto, ma Inter-Fiorentina potrebbe essere la svolta, in tutti i sensi, per i nerazzurri.

Gara di “ritorno” subito dopo l’impressionante 3-0 del Franchi. Napoli 55 punti, Inter 51: per restare incollati alla ruota di Conte non c’è che un risultato. Con l’Atalanta rilanciata dai gol a raffica di Retegui e a un punto: come considerarla fuori dai giochi, al di là della strategia di Gasp, sempre all’attacco, in pressing, uomo contro uomo, tranne quando il tema è lo scudetto? Parlare di crisi per l’Inter è esagerato. La settimana scorsa i nerazzurri erano quelli dello scudetto. Non è vero, manca la stessa fame, la difesa è più distratta, qualcuno invecchia maluccio, e il turnover, necessario, è destabilizzante. Ma non c’è nessuno in Europa che, con il nuovo calendario, riesca a mantenere una continuità vincente. O meglio: c’era soltanto il Liverpool che ieri s’è fatto eliminare in Coppa d’Inghilterra dal Plymouth, ultimo nella B inglese. Con la Fiorentina una sconfitta una tantum ci può stare. Vincere stasera cancellerebbe i sospetti di una parabola discendente, archiviando quel ko tra gli sbandamenti inevitabili di una stagione da sessanta partite. Un secondo ko potrebbe essere drammatico. Una mano insperata è arrivata dall’Udinese: Inzaghi pensava di trovarsi stasera a -6, invece i punti da recuperare sono “soltanto” quattro. Dopo la Fiorentina, il derby con la Juve domenica, il Napoli a inizio marzo, quindi l’Atalanta prima della sosta per le nazionali: in un mese tutta la verità, nient’altro che la verità. O forse no, perché nello stesso periodo il Napoli se la vede con la Lazio che ha ripreso a correre e far gol e, dopo l’Inter, trova la Fiorentina che mette paura. La vera Fiorentina è questa e Palladino è proprio bravo: ha inventato una signora squadra con tutti “scarti” nobili, da De Gea a Kean, ripudiati e da lui ricostruiti. Il giocattolo non s’era rotto a dicembre. S’erano inceppati gli ingranaggi per aver visto in faccia la morte quando Bove è crollato esanime, e perché lo stesso Bove era il centro di gravità, garantendo un equilibrio tattico alla Manduzukic tra i reparti, ritrovato ora con Folorunsho e il ritorno di Gud. La Fiorentina, la Juve di Kolo Muani che non sa ancora come gioca ma risolve le situazioni, il Milan che ha cambiato identità ma ora deve trovare uno stile definito, il Bologna frenato a Lecce ma sempre lassù, e la Roma che sta riemergendo ma è discontinua. Nessuno molla la presa, al massimo rallenta un po’. A meno che stasera non si scateni la tempesta.

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