San Siro senza requisiti Uefa: niente Euro 2032. La soluzione è il nuovo stadio

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L’inchiesta sull’urbanistica milanese potrebbe complicare ulteriormente lo scenario. La città rischia la beffa

Marco Pasotto

Giornalista

Urgenza. Quando si parla del futuro di San Siro, non è certamente una parola nuova. Ma è sempre più pressante. Avvolge qualsiasi ragionamento, si infila in tutte le pieghe burocratiche, dipinge scenari sconfortanti. Soprattutto ora che l’amministrazione milanese sta vivendo un momento complicatissimo per via della maxi inchiesta sull’urbanistica. Milan, Inter e il sindaco milanese Sala hanno fretta, ma adesso la lista di chi osserva con giustificabile preoccupazione si è allungata: ieri infatti si è svolta a Palazzo Marino una riunione che ha visto al tavolo i due club milanesi, primo cittadino, Figc e Uefa. Oggetto all’ordine del giorno: la situazione del Meazza in vista dell’Europeo 2032, che l’Italia ospiterà assieme alla Turchia. Conclusioni? Pessime: l’attuale impianto milanese (la parola “attuale” è ovviamente una specifica cruciale, dal momento che la direzione è quella di una struttura totalmente nuova) non ha i requisiti, non è adeguato agli standard Uefa e non potrebbe quindi ospitare la rassegna calcistica continentale. Anche perché i lavori di ammodernamento non basterebbero, sebbene ci siano sette anni di tempo: la struttura è troppo datata per intervenire efficacemente. Tutto questo nonostante Milano sia la città ideale in termini di requisiti Uefa per quanto riguarda trasporti, strutture ricettive e simili. Comune e club, dopo la mancata assegnazione della finale di Champions del 2027, avranno poco più di un anno di tempo per presentare un progetto alternativo e definitivo. Ecco perché il nuovo San Siro potrebbe essere la soluzione al problema: inchiesta permettendo, ovviamente.

criticità

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Il summit di ieri è stato importante perché la Figc dovrà capire su quali impianti potrà fare affidamento. Si era partiti da dieci proposte – Roma, Milano, Bari, Napoli, Firenze, Torino (Allianz Stadium), Genova, Verona, Bologna, Cagliari -, bisognerà scremare fino a cinque. Situazione? Grigetta: ora come ora l’unico con tutti i requisiti è l’Allianz di Torino. Anche l’Olimpico di Roma necessita di lavori ma in questo caso, essendo sede istituzionale, le criticità dovrebbero poi essere superate. Dead line per la lista definitiva: ottobre 2026. Sembra una data lontana ma non lo è, come insegna l’interminabile e impervio iter attraverso il quale Milan e Inter stanno provando da anni a dotarsi di un impianto di proprietà. L’alert su Euro 2032 peraltro è, agli occhi delle due società, l’ennesima conferma di uno dei capisaldi in base al quale era iniziato il progetto per un nuovo stadio: quello attuale non solo è troppo datato, ovvero inadeguato nei servizi, ma un piano di ristrutturazione profonda avrebbe un costo sproporzionato. Un’ipotesi che infatti Milan e Inter avevano fatto presente al Comune di Milano di scartare a priori.

scenario

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E così, mentre proprio in queste ore l’iter per il nuovo San Siro ha registrato due punti a favore – il no del Tar della Lombardia alla richiesta di sospensiva sull’acquisizione dell’area da parte di Milan e Inter, e l’accordo tra club e Comune sul prezzo dello stadio e delle aree circostanti -, lo tsunami nel mondo immobiliaristico e politico milanese sollevato dalla Procura, con pesanti ricadute possibili su alcuni esponenti delle istituzioni locali (è indagato anche il sindaco Sala) è un punto di domanda gigantesco per l’evoluzione del progetto sul nuovo stadio (lunedì, intanto, la Giunta ha in programma di votare la vendita in un documento da far deliberare poi in Consiglio comunale entro fine mese). Sotto la lente ci sono oltre cento cantieri e ovviamente San Siro non è parte in causa, ma le incertezze sulle tempistiche – già molto dilatate – non possono che aumentare. Lo scenario peggiore sarebbe quello di un iter che si impantana di nuovo e, allo stesso tempo, la non fattibilità di una ristrutturazione del Meazza. A quel punto la figuraccia sarebbe servita.



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