Riccardo Cucchi, intervista: “Il mio urlo mondiale è anche per Ameri e Ciotti”

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Ha raccontato il calcio per 35 anni da radiocronista: “Campionati del mondo, Olimpiadi, scudetti, Champions, sempre cercando di far vedere il pallone a chi poteva solo ascoltare”

La voce di Riccardo Cucchi era bellissima. È ancora bella, tenera e garbata. Hanno scritto: il segreto della sua voce era un paradosso, l’equilibrio perfetto tra passione ed eleganza, entusiasmo e riservatezza. Educato, gentile, pieno di riccioli, suonatore di violino, un sorriso dolcissimo, Cucchi ha raccontato anni e anni, partite e partite di Tutto il calcio minuto per minuto, “la colonna sonora delle nostre domeniche” (Candido Cannavò). La sua vita è girata (parole sue) intorno a una radio. Piena di voci. La prima è legata alla laurea in Lettere moderne a Roma, tesi con Walter Pedullà, sulla “Voce” di Prezzolini e Papini. Letteratura dei primi del ’900 italiano, la sua passione. Poi sono arrivate altre grandi “Voci”: Carosio, Martellini, Ameri, Ciotti. Un giorno con il suo vocione rauco Sandro Ciotti disse al giovane Cucchi: “Portati sulle spalle uno zaino ideale, che contenga tutti i vocaboli di scorta”. 

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