Dopo l’eliminazione europea nessun commento dalla proprietà. La priorità ora resta il quarto posto, poi via alle riflessioni su allenatore, giocatori e direttore sportivo. In attesa che si sblocchi lo stadio
Tornaconto inesistente. Il Milan che ha chiuso la campagna invernale di mercato più ricca e profonda di sempre non è riuscito a servirsene per riuscire a entrare quantomeno fra le prime sedici d’Europa. E cioè il minimo sindacale per ambizioni, possibilità effettive e valore della rosa. Il trionfo del paradosso. L’eccitazione per i cinque acquisti chiusi entro il 3 febbraio – tre di alto livello, due di confortevole prospettiva – si è trasformata in pochi giorni nell’incredulità di San Siro al fischio finale di Milan-Feyenoord. Uno stadio sotto shock, persino incapace di fischiare da quanto è stata surreale un’eliminazione iniziata in realtà già a Zagabria, proseguita a Rotterdam e completata al Meazza. Dall’altra parte dell’Atlantico, RedBird e Gerry Cardinale tacciono, ma osservano attentamente. Il Diavolo senza Champions saluta infatti una ventina di milioni circa e dà una sgradevole spallata al prestigio internazionale del club, a cui Cardinale tiene moltissimo.