L’allenatore aveva stilato un memorandum con la Figc: le regole federali sarebbero state rispettate perché, da consigliere, non sarebbe stato tesserato per i giallorossi. Ma le perplessità manifestate dai Friedkin sono state decisive per il no
Il no di Claudio Ranieri alla panchina dell’Italia è stato improvviso e ha spiazzato la Figc che nei dialoghi con i Friedkin e con lo stesso tecnico romano si era spinta molto avanti. Talmente avanti che aveva concordato con Sir Claudio una sorta di memorandum che sarebbe stato utile per gestire il doppio ruolo che avrebbe avuto: quello di ct dell’Italia e di consulente dei Friedkin per la Roma. Ranieri aveva letto il documento e aveva condiviso tutti i punti dicendosi entusiasta della panchina azzurra. Poi però è successo qualcosa di imprevisto: nella chiamata di ieri pomeriggio tra l’allenatore che ha vinto la Premier con il Leicester e la famiglia Friedkin qualcosa non è andato per il verso giusto. La proprietà americana del club giallorosso ha temuto di perdere la piena operatività del suo ex allenatore, stimato consigliere, e con una piazza che è ancora molto agitata nonostante la scelta di Gasperini (voluta dallo stesso Ranieri), ha manifestato le sue perplessità. Da qui il no di Ranieri che non ha voluto voltare le spalle alla “sua” Roma o farle uno sgarbo.
le condizioni di ranieri
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Ma quali sono le condizioni poste? La prima è la più banale: Ranieri non voleva essere tesserato per la Roma per non violare le norme federali attorno al “doppio ruolo”, condizione che era stata comunque soddisfatta e ampiamente discussa fin dall’inizio. Essendo consigliere dei Friedkin, un ruolo nell’organigramma della Roma non era previsto. Andiamo avanti: erano stati stabiliti durante le soste, ma anche in altre occasioni, i giorni in cui Ranieri avrebbe lavorato per la Nazionale, era stato definito di non parlare in pubblico di Italia in occasioni legate a partite o appuntamenti con la Roma (e viceversa), di non indossare abbigliamento dell’Italia durante attività giallorosse (e viceversa). Nessun problema neppure con lo staff che avrebbe potuto lavorare sia con la Roma sia con l’Italia come successo con altri professionisti da anni a questa parte. Tutto vano. I Friedkin hanno manifestato perplessità e a quel punto Sir Claudio ha fatto un passo indietro allontanandosi definitivamente dall’Italia.