TORINO – Quante volte i cercatori di talento hanno detto “per carità, niente da dire, ‘sto ragazzo è bravo, pochi hanno quei piedi, ma non ha la testa. Non vale la pena investire e puntare su di lui”. Già, il calcio non è solo tecnica, ma anche e soprattutto carattere, attitudine al sacrificio. Perché un genio che non si esercita e non si applica – in qualsiasi settore – resterà solo un enorme potenziale inespresso. E se il discorso vale per il singolo, è ancora più calzante per una squadra.
Quella plasmata da Massimiliano Allegri, tra l’altro, non parte da una base di classe eccelsa, anzi. E l’anno passato dopo essere sprofondata nelle sabbie mobili della giustizia sportiva a condizionarne non solo la mobilità delle gambe ma anche la serenità dei pensieri, ha iniziato a covare una voglia di rivalsa che sta aumentando la prestazione del motore grazie al quale accelera in campionato. Che vede ormai nel duello tra Inter e Juve il testa a testa per la corsa allo scudetto, con i nerazzurri avvantaggiati da una rosa tecnicamente superiore.
Evra cuore bianconero: “Juve da scudetto, rabbia come l’Italia di Lippi”
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