Piero Fanna e le sorelle vessati dal vicino di casa

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Condannato Tiziano Chiarandini, ex poliziotto che ha preso di mira la proprietà friulana della famiglia dell’ex di Verona, Inter e Juve: “La giustizia è uguale solo per chi può permettersela”

“La verità è che la giustizia non è uguale per tutti. È uguale per chi può permettersela, con i soldi per portare avanti le proprie istanze…E questa storia la voglio raccontare perché io e la mia famiglia abbiamo sempre cercato di dare il buon esempio, ma poi siamo incappati in questa persona… Quando ti succedono cose come questa la tua vita si stravolge. Ma non tutti hanno la forza psicologica, fisica ed economica per portare avanti questa battaglia”. L’ex attaccante Pierino Fanna, tre scudetti in carriera, non avrebbe mai pensato di tornare alle cronache per una storia davvero particolare. Una storia di vessazioni, diserbanti e piante avvelenate nella proprietà dei Fanna a Moimacco, provincia di Udine, paese da neanche 1.600 anime. 

avvelenamento

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Lì vivono le sorelle di Piero, Donatella e Rita. Lì c’erano campi e un orto rigogliosi, un giardino che fioriva tra roseti e alberi secolari, fino a quando 7 anni fa sono iniziate le vessazioni e quel verde è appassito fino a morire a causa del glifosato, un diserbante sistemico il cui uso in luoghi pubblici è stato vietato dal Ministero della Salute. “Ci siamo trovati avvelenati alberi secolari, piantati dai miei nonni. Abbiamo dovuto tagliarli. Avevamo un orto bellissimo che purtroppo è tutto contaminato e non possiamo più usare – spiega Fanna al Corriere -. Opera di quel Tiziano Chiarandini, che uno non direbbe mai possa fare cose del genere. Ci siamo trovati davanti a una figura ‘potente'”. Sostituto commissario della Polizia di Stato in pensione, già presidente regionale della Fidas (la Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue), Chiarandini lo scorso dicembre è stato ritenuto colpevole dalla Corte d’Appello di Trieste che ha confermato la condanna per violazione di domicilio comminata in primo grado a 8 mesi di reclusione con sospensione della pena condizionata al pagamento di una provvisionale alle parti civili, le sue sorelle Rita e Donatella che abitano appunto in quella casa. 

fino in fondo

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Rita più volte ha denunciato l’uomo anche per stalking, reato che però non è stato contestato. “Succede che ci siano persone che credono, indossando una divisa, di essere onnipotenti e quindi si sentano in diritto di rovinare o condizionare in modo molto negativo la vita delle persone – conclude amaramente Fanna -. La Corte d’Appello ha riconosciuto solo la violazione di domicilio e non lo stalking che la Procura di Udine non ha mai incomprensibilmente contestato, ma lì c’è stato un susseguirsi di intimidazioni verbali, materiali, psicologiche e quindi è una cosa che non riusciamo a capire. Ci vorrebbe un po’ di giustizia e anche di coerenza perché sono 7 anni che questa storia va avanti, anche quando c’era mia madre malata. Quella persona ci ha rovinato la vita e la serenità. Siamo una famiglia tranquilla, abbiamo cercato nel limite del possibile sempre il dialogo, ma siamo incappati in questa persona…”. Ma andremo fino in fondo, anche in sede civile. 



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