Perché l’Inter spaventa il Bayern: nervi saldi, muro e fame, tutti gli assi di Inzaghi

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Il tecnico nerazzurro conta su un gruppo esperto e sulla difesa. E ai quarti di finale di Champions il suo 3-5-2 può mandare in crisi i tedeschi

Marco Fallisi

Giornalista

Tanto per cominciare, Inzaghi può srotolare numeri che al Bayern non hanno più in canna: Simone può fare il segno del tre con la mano, per poi correggersi e passare al quattro, tanti quanti i trofei per i quali lui e la sua Inter di acciaio sono in corsa. A Monaco no, l’asso pigliatutto è uscito dal mazzo a dicembre, quando Kane e compagni sono finiti fuori dalla coppa di Germania per mano del Leverkusen. Di numeri, Inzaghi può sfoggiarne parecchi altri anche nel confronto in panchina con il collega Vincent Kompany: l’esperienza del belga in Champions comincia e finisce in questo torneo, 12 partite con 8 successi, un pareggio e 3 sconfitte (tra le quali un 3-0 dal Feyenoord appena eliminato dall’Inter); il curriculum di Simone si è aperto alla Lazio ma è in nerazzurro che è diventato quello di un allenatore top: sempre oltre la prima fase, una finale giocata due anni fa e due volte nel G8 del continente, come solo il Mago Herrera e Mancini prima di lui all’Inter. Aggiungeteci una squadra che in Europa non perde mai la testa, che subisce il minimo sindacale — 2 reti in 10 gare — e che sfonda a colpi di ThuLa e il quadro è fatto: ja, Inzaghi e la sua Inter fanno paura al Bayern.

muro e non solo

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La difesa, dicevamo, è il punto di forza dei campioni di Italia: il miglior biglietto da visita per presentarsi a casa di Kane, Musiala, Olise e Kimmich, una squadra capace di segnare 13 reti in più dell’Inter in questa Champions (con il doppio turno dei playoff in più). A leggere la forza della difesa nerazzurra solo davanti a Sommer, però, si rischia di stringere troppo il campo, perché Bastoni e compagnia nel 3-5-2 inzaghiano costruiscono, accompagnano, si offrono ai compagni più avanzati come opzioni aggiuntive in attacco. Thierry Henry, oggi stimato opinionista a livello internazionale, non ha nascosto di essere un fan di Simone: “Quando vedi i difensori centrali a centrocampo, il centrale di sinistra larghissimo sulla fascia… Non ho visto molte squadre fare questo nella storia, bisogna rispettare l’Inter e il suo allenatore”. Difficile da decifrare e in grado di colpire con tanti uomini: l’Inter di Inzaghi può mandare in tilt il Bayern, che sin qui ha mostrato più di un blackout in fase difensiva.

FATTORE MEAZZA

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Dalla sua, poi, il tecnico nerazzurro avrà il fattore San Siro, dove si giocherà il ritorno dei quarti contro il Bayern: il bilancio delle ultime 12 partite interne è di 10 vittorie e 2 pareggi, l’ultima sconfitta risale a settembre 2022 proprio contro i tedeschi. Di lì a poco sarebbe cominciata una cavalcata che avrebbe condotto Inzaghi e i suoi fino alla finale di Istanbul contro il City. “Li conosciamo, sappiamo che sono solidi e sarà difficile”, ha detto Simone, mentre Kompany spiegava: “L’Inter è un top club, come ai tempi in cui vinceva i trofei”. L’ultimo, manco a dirlo, l’Inter lo ha alzato in faccia al Bayern 15 anni fa: fu Champions e fu Triplete, proprio come potrebbe succedere adesso. A Monaco, però, preferiscono fare la conta dei precedenti di Inzaghi. Se il fratello Pippo era un incubo per il Bayern, Simone da allenatore ha un bilancio nero contro i bavaresi: quattro gare (due sulla panchina della Lazio, due con l’Inter), quattro sconfitte. Ma c’è sempre la prima volta…



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