Perché la mancata vendita dello United impatta su tutti, Inter in testa – Calcio e Finanza
September 11, 2023 | by allcalcio.it
I motivi che hanno spinto i Glazer a ritirare lo United dal mercato e cosa può significare questo scenario per l’Inter, in vista della scadenza del prestito di Oaktree.
La notizia in Italia è passata un po’ sottotraccia nonostante si sia nella pausa del campionato e nella sosta per le Nazionali che tipicamente lascia spazio a temi anche extra la stretta attualità della Serie A: la famiglia statunitense dei Glazer ha deciso di non vendere più il Manchester United ritenendo insoddisfacenti le offerte fino a 6 miliardi di euro provenienti una dallo sceicco del Qatar Jassim Bin Hamad Al Thani e la seconda dal miliardario inglese Sir James Ratcliffe.
I Glazer infatti, secondo le ultime indiscrezioni, puntavano ad intascare almeno 11 miliardi dalla vendita dei Red Devils, una cifra monstre che avrebbe rappresentato un premio di oltre 9 miliardi rispetto alla capitalizzazione di borsa di quando gli stessi Glazer annunciarono la possibilità di vendere il club nel novembre del 2022 e un plusvalenza di 7,4 miliardi rispetto alla valutazione sui listini del 5 settembre, data dell’annuncio che lo United non era più in vendita.
Il titolo che era salito parecchio a Wall Street durante tutto il periodo di trattative, da martedì ha perso, come spesso succede in borsa in queste situazioni il 16% e ora la capitalizzazione è di 3 miliardi.
In questa sede, al di là del destino societario del Manchester United e posto che la decisione non sia dettata da una tattica negoziale per fare lievitare ulteriormente il prezzo (ma questo non sembra il caso secondo la stampa inglese), interessa far notare come i Glazer, che certo stupidi non sono se nel 2005 hanno rilevato il club per 270 milioni di sterline di tasca propria (l’operazione ebbe un valore di 790 milioni di sterline) e ora chiedono 11 miliardi, pensano che di qui a tre anni potranno chiedere molto di più per uscire dall’investimento.
Nel particolare, secondo quanto riportato, la scelta di togliere lo United dalle trattative è legata al fatto che nei prossimi anni il calcio è destinato ad ottenere come non mai le luci della ribalta nel palcoscenico sportivo degli Stati Uniti.
Insomma, pensano i Glazer: se ora sono arrivate offerte sino a 6 miliardi, tramite questa massiccia opera di evangelizzazione per il calcio prevista negli Stati Uniti tra non tanto tempo riusciremo ad incassare quanto vogliamo.
E’ noto infatti che gli USA, al di là dei grandi investimenti dei fondi arabi di proprietà statale, restano la nazione che indubbiamente ha il maggior numero di investitori privati interessati a investire nel calcio.
Non solo, il gigante nordamericano è anche il Paese con il maggior numero di miliardari sul pianeta. E soprattutto è opinione comune al di là dell’Atlantico che il calcio europeo abbia tutto sommato ancora prezzi abbordabili, visti i multipli di prezzo con cui si concludono le compravendite delle franchigie nei maggiori sport nordamericani. Quindi che vi sia ancora potenziale inespresso in molto club calcistici nel Vecchio continente.
Poi che tutti i compratori made in USA riescano a estrarre questo potenziale è tutto un altro discorso ed è tutto da verificare. Sicuramente però, tra coloro che ce l’hanno fatta vi sono i Glazer che nei 18 anni alla testa dello United hanno già guadagnato 709 milioni di sterline, diventando nei fatti, vista l’importanza globale della squadra di cui sono proprietari, il punto di riferimento di numerosi investitori nordamericani desiderosi di entrare nel calcio europeo.
E questo, si badi bene, nonostante i Red Devils non abbiano grandi possibilità di qualificarsi al Mondiale per Club di cui sopra. Le regole di questo nuovo torneo infatti sono basate sul ranking continentale delle varie confederazioni di cui è composta la FIFA e impongono che non vi siano più di due rappresentanti per campionato. L’unica eccezione permessa è per i vari vincitori delle Champions League continentali durante il quadriennio precedente. Ora per il quadriennio 2021-2024 (quello di riferimento per il torneo del 2025) due squadre inglesi hanno già ottenuto il pass per il nuovo torneo occupando quindi i due posti riservati alle squadre di Sua Maestà– il Chelsea vincendo la Champions League europea nel 2020/21 e il Manchester City aggiudicandosi quella del 2023. Pertanto, questo significa che o lo United sarà campione d’Europa nel 2023/24 oppure non potrà essere qualificato.
In questo quadro, tornando al ragionamento economico se i Glazer non sono certo investitori stupidi, nemmeno però lo sono né lo sceicco del Qatar Jassim Bin Hamad Al Thani che Sir Ratcliffe, che non a caso con il suo impero industriale è diventato il terzo uomo più ricco in Gran Bretagna. E quindi sarà interessante vedere di qui a qualche stagione se saranno i Glazer ad aver ragione (e quindi il Manchester United ha sì un potenziale inespresso fino a 11 miliardi); oppure se invece saranno stati nel giusto i due potenziali compratori a non salire oltre i 6 miliardi.
La questione però interessa non solo il Manchester United e la sua enorme tifoseria sparsa in tutto il mondo, ma l’intero settore del calcio a livello planetario.
I Red Devils infatti rappresentano probabilmente il maggior club che può essere messo in vendita nel calcio mondiale essendo il Real Madrid e il Barcellona praticamente non cedibili vista la loro natura giuridica associativa. Così come non lo è nei fatti nemmeno il Bayern Monaco, che deve sottostare alla legge tedesca del 50+1. E per quanto riguarda i club inglesi, loro sì tutti potenzialmente vendibili, per quanto negli ultimi anni il Manchester City e il Liverpool abbiano vinto di più dello United, i Red Devils restano per il mix tra storia, blasone e capacità di produrre ricavi uno dei club di maggior valore in Inghilterra.
E’ evidente quindi che l’operazione di vendita dello United, per usare un linguaggio caro ai businessmen, rappresenti una sorta di benchmark per l’intero settore. Alla stregua di quanto succede in tutti i comparti industriali, quando un leader del mercato è oggetto di negoziazioni. Ed è quindi logico chiedersi se il precedente United non rischi di bloccare il mercato delle acquisizioni sino almeno al torneo FIFA del 2025.
Quantomeno per quanto riguarda i top club con nomea internazionale importante o quei sodalizi che hanno ragionevoli speranze di partecipare al nuovo Mondiale statunitense.
Spostando l’obiettivo dal globale al particolare e concentrandosi quindi sull’Italia, vi è almeno un club che più di altri sembra essere interessato a questo discorso ed è l’Inter (anche se nessuna società può dirsi esclusa e non sfiorata da questo momentum del mercato).
I nerazzurri, tra i club italiani, sono quelli con le maggiori speranze di qualificarsi per il Mondiale per Club soprattutto se la FIFA confermerà le indiscrezioni secondo le quali soltanto i punti nel ranking UEFA ottenuti in Champions League -e non anche quelli guadagnati in Europa e Conference League- saranno tenuti in considerazione per l’ammissione al torneo. E se la squadra di Simone Inzaghi saprà ripetere anche in questa stagione un bel percorso nella massima competizione europea.
Attenzione: le regole del Mondiale per Club infatti indicano che l’Europa ha 12 posti a disposizione e che ogni campionato del Vecchio continente può portare al massimo due squadre al di là delle eccezione legate ai vincitori delle Champions League. Questo detto non è escluso che una lega possa anche non essere rappresentata se nessun club del tale campionato è tra i migliori nel il ranking UEFA. Insomma, la Serie A potrà avere al massimo due squadre ma potrebbe averne anche zero.
Inoltre, nonostante le dichiarazioni di Zhang sul progetto a lungo termine di Suning nell’Inter, vi è il particolare che (e questo è un fatto e non un’opinione) che Goldman Sachs e Raine Group stanno continuando a monitorare il mercato mondiale alla ricerca di potenziali investitori. Secondo quanto ha scritto Il Sole 24 Ore al momento l’obiettivo è quello di trovare investitori di minoranza che possano affiancare l’uomo d’affari cinese nell’azionariato interista.
Quindi, alla luce di tutto questo, è possibile ipotizzare che Zhang per eventualmente considerare di cedere l’Inter possa fare tipo i Glazer e vedere quale sarà la portata sul mercato USA del Mondiale per Club? E a quel punto ottenere quella cifra superiore al miliardo per il club nerazzurro che sinora nessuno sul mercato si è offerto di proporre?
L’interrogativo è più che lecito e d’altronde questa rubrica per prima aveva svelato queste intenzioni non appena la squadra di Inzaghi, qualificandosi alla finale di Istanbul, aveva portato al club concrete speranze di qualificarsi al Mondiale per Club 2025. E ora la ricerca di soltanto soci di minoranza sembrerebbe confermare l’ipotesi di un eventuale passaggio societario più lontano nel tempo.
Tutto bene insomma sotto il cielo interista? Non proprio. L’Inter nonostante il taglio dei costi della rosa effettuato nell’ultimo calciomercato e l’enorme impatto positivo sul bilancio 23/24 della campagna acquisti appena terminata, continua a sedere su una montagna di debiti (800 milioni). Cosa che ogni anno la costringono a una spesa di 50 milioni circa in interessi.
Soprattutto però in ottica societaria, prima di eventualmente valutare i benefici della megaesposizione del calcio negli Stati Uniti, Zhang dovrà prima affrontare il nodo gordiano del 2024 quando in maggio è prevista la scadenza del debito da 330 milioni con il fondo americano Oaktree. Solo se la proprietà riuscirà a rifinanziare quell’indebitamento (e nel caso sarà interessante vedere a quale tasso) allora il presidente dell’Inter potrà pensare ai benefici economici legati al Mondiale per Club 2025 (sempre che la squadra si qualifichi) oltre eventualmente al nuovo stadio nerazzurro a Rozzano di cui si parla in questi giorni. Tutte cose che qualora avvenissero abbellirebbero non di poco l’appeal della società sul mercato nordamericano e non solo.
© 2023 Calcio e Finanza
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