Pavard sulla finale di Champioons Psg-Inter: “Sappiamo fare tutto. E il mio infortunio…”

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Il difensore nerazzurro si è raccontato in una lunga intervista a L’Equipe: “Con Inzaghi sono molto ibrido, a volte gioco terzino destro e altre da quinto”

“Benji l’interista” a cuore aperto. Parla dell’Inter, di Inzaghi, del gioco, di tutto: nel corso di una lunga (e molto approfondita) intervista al quotidiano francese “L’Equipe”, il difensore nerazzurro racconta tutto. A partire dal gruppo di Inzaghi: “Non siamo una squadra di stelle, ma sappiamo fare tutto insieme, sappiamo soffrire insieme. È chiaro che soffrire non ci piaccia, ma finché i risultati arrivano… Se c’è da abbassarsi e difendere, sappiamo farlo. Sappiamo pressare alto, ma anche stare bassi. Non partiamo già adattandoci, ma se vediamo che non riusciamo a recuperare palla alta allora ci sistemiamo in un blocco medio. La cosa più importante è non prendere gol. E a volte bisogna sapere arretrare e soffrire per vincere. Il mio all’Inter è un gioco ibrido: a volte mi ritrovo terzino destro, altre volte quinto di centrocampo. I centrocampisti possono finire per giocare da centrali. Il mister non ci chiede mai di restare fissi in una posizione. L’aspetto fondamentale è mantenere l’equilibrio difensivo. È lì che il mister insiste di più. Possiamo prenderci libertà, ma dietro qualcuno deve coprire. Quando salgo io, Barella mi copre. La tattica qui non è un mito: tutto è studiato al millimetro. Sappiamo cosa fare in ogni fase di gioco, con un pizzico di libertà in più. Avevo bisogno di conoscere questo tipo di calcio.”

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Pavard poi si sofferma inevitabilmente sulla finale di Champions in programma sabato prossimo: “Se vinceremo sarà la partita perfetta. Io ho giocato quattro anni a Monaco e lì ho vinto tanto. Adesso affronterò una squadra francese ma… non sarò francese! In patria forse mi manca un po’ di riconoscimento ma ho tempo, ho solo 29 anni. In Italia ho sentito davvero l’affetto dei tifosi, del club. È un ambiente in cui mi trovo molto bene. La mia carriera non è finita, e spero che i miei trofei parlino per me”. 

E Pavard una Champions in bacheca ce l’ha già: “Spero di vivere di nuovo lo stesso finale. Quella però era durante il Covid, non il massimo. In più ero infortunato quindi non ho giocato. Ma ho voluto comunque essere presente. Emozioni incredibili. È stato un po’ strano, ma alla fine capisci che non c’è nulla di meglio, a livello di club, che vincere la Champions League. Ero scatenato in panchina, perché non giocavo e volevo dare il mio contributo. Volevo farmi sentire, far sapere ai ragazzi che eravamo lì con loro. Sabato non bisognerà sottovalutare il Psg: è una grande squadra, lo dimostra da anni. E secondo me quest’anno è ancora più costante. Un gruppo omogeneo, con un grande allenatore, per me uno dei migliori al mondo. La squadra gioca molto bene, è bello guardarli… ma sabato non li guarderemo. Ci saranno momenti in cui dovremo soffrire, ma non sono preoccupato: abbiamo giocatori esperti, abituati a questi momenti. Molti giocatori avranno voglia di rivincita dopo la finale persa contro il City: da quella sconfitta hanno imparato tanto e sono diventati ancora più forti. Possiamo fare qualcosa di straordinario, quindi non è il momento di pensare al fatto che per qualcuno potrebbe essere l’ultima grande occasione. Sono già orgoglioso di quello che abbiamo fatto insieme. Orgoglioso anche della mia carriera e di quello che ho costruito, tra alti e bassi. Sono felice di far parte di questo gruppo”.

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La finale si giocherà a Monaco, lo stesso stadio in cui Pavard ha già vinto tanto con la maglia del Bayern, contro cui quest’anno ha deciso ed esultato la sfida dei quarti: “Non dimentico il mio periodo lì, è anche grazie a quel club se sono arrivato fin qui e ho vinto tanto. Ma era il mio primo gol con l’Inter, in una partita importante… Non ho pensato contro chi stavo giocando. Ho rispetto per il Bayern Monaco e l’avrò sempre. Ma sul momento, sembrava che lo stadio stesse per crollare. Dopo ci ho pensato e sono andato anche negli spogliatoi per salutarli”. E il connazionale Dembelé sarà tra i pericoli principali sulla strada verso la coppa: “Ma non c’è un solo giocatore, il Psg ha grandi talenti in ogni ruolo. Anche Donnarumma, che ha ricevuto tante critiche ma è stato decisivo. Contro l’Arsenal ha fatto due parate nei primi cinque minuti: a quel punto, sullo 0-1, la partita cambia. Bisogna fare attenzione a tutti. Ousmane sta facendo una stagione straordinaria, però non mi sorprende. Segna di più ma era solo una questione di fiducia”.



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