Se il tecnico italo-brasiliano non dovesse essere confermato a fine stagione, la dirigenza sembra orientata a puntare su uno tra Gasperini, Conte o Pioli
Tre uomini e una panchina. La crisi tecnica della Juve, strapazzata per 0-4 in casa per la prima volta dopo 58 anni dall’Atalanta e poi ridimensionata anche dalla Fiorentina con un eloquente 3-0 al Franchi, mette in dubbio la conferma di Thiago Motta anche in caso di conquista dell’obiettivo minimo stagionale, ovvero il raggiungimento della qualificazione alla Champions League nella prossima stagione. Il club ha confermato la propria fiducia nell’italo-brasiliano dopo il tracollo fiorentino e l’ha ribadita dopo il confronto con la società (Scanavino e Giuntoli). Ma le valutazioni in vista della prossima stagione continuano, e quello contro il Genoa a fine mese sarà un match decisivo.
Tre i profili (molto diversi) monitorati dal club bianconero, ognuno con aspetti positivi e altri problematici: Gasperini, Conte e Pioli. Più il “piano d’emergenza”, quello in caso di esonero a stagione in corso (eventualità che comunque il club vuole evitare). Andiamo a scoprire insieme cosa potrebbero portare e quali potrebbero essere le criticità i possibili successori di Motta.
gian piero gasperini
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Il poker rifilato a Thiago Motta potrebbe essere apparso come un ideale passaggio di consegne. Non tra maestro e allievo, come si paventava alla vigilia, ma all’opposto. Gian Piero Gasperini porterebbe la sua juventinità (è cresciuto in bianconero da allenatore e poi ha allenato nel settore giovanile per 9 stagioni, dai Giovanissimi alla Primavera, vincendo il Torneo di Viareggio nel 2003), la capacità di vincere (dimostrata l’anno scorso con l’Europa League dell’Atalanta) e l’euforia che avrebbe nel realizzare il sogno della propria carriera. E il suo profilo si inserirebbe bene anche nella strada del risanamento del bilancio intrapreso dal club nelle ultime due stagioni, perché Gasp ha dimostrato di saper lavorare con i giovani e saper valorizzare i giocatori. Dall’altra parte, però, le riserve sarebbero relative al suo carattere spigoloso e, sebbene risalga ormai a oltre 13 anni fa, al fatto che nell’unica esperienza in una big (l’Inter 2011-12) ha fallito.
antonio conte
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Il ritorno di Antonio Conte sulla panchina dell’Allianz Stadium è il sogno neanche troppo nascosto del popolo juventino e dello stesso tecnico bianconero. D’altronde, quella terminata nel luglio del 2014 è sembrata un’avventura lasciata a metà o quasi. Nonostante i tre scudetti consecutivi vinti. Le caratteristiche positive di Conte si conoscono ormai: capacità di creare un gruppo squadra granitico e un ambiente trascinante, con garanzia di successo immediato. Dall’altro lato, però, l’ingaggio di Conte mal si sposerebbe con la strada della gioventù e della sostenibilità che la proprietà ha chiesto di intraprendere: l’attuale allenatore del Napoli vorrebbe avere voce in capitolo sul mercato e chiederebbe giocatori pronti e costosi.
stefano pioli
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Anche per Stefano Pioli la Juve significherebbe un ritorno: agli inizi della sua carriera da calciatore, dal 1984 al 1987, ha vestito la maglia bianconera, vincendo uno scudetto, una Coppa dei Campioni, una Supercoppa Europea e una Coppa Intercontinentale, disputando 62 partite e stabilendo il record (tuttora suo) di più giovane esordiente da titolare (a 18 anni e 335 giorni) nella massima competizione europea con la Juve. Da allenatore, soprattutto al Milan, Pioli è stato capace di andare oltre il ruolo di “normalizzatore” che lo aveva fino a prima contraddistinto, vincendo uno scudetto inatteso e raggiungendo la semifinale di Champions League 16 anni dopo l’ultima volta. Inoltre, ha dimostrato di saper lavorare e vincere con un gruppo giovane, facendo crescere molto alcuni talenti ancora inespressi (Theo Hernandez, Leao e Tonali su tutti), ma anche di rapportarsi bene con i big (da Ibrahimovic a Cristiano Ronaldo). E, last but not least, è un aziendalista convinto. Nel suo caso la riserva sarebbe relativa soprattutto alla piega che ha preso il suo percorso dopo aver lasciato i rossoneri: dopo essersi trasferito in Arabia Saudita all’Al-Nassr (20 vittorie, 6 pareggi e 6 sconfitte in stagione), con un contratto da 12 milioni di euro all’anno, avrebbe ancora voglia di rimettersi in gioco da zero in una squadra da ricostruire? La nostalgia dell’Italia c’è…
il “piano d’emergenza”
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Come detto, l’esonero a stagione in corso è un’eventualità che la società bianconera intende evitare sia per questioni d’immagine, sia perché i candidati appetibili in circolazione al momento scarseggiano. In questo contesto però spiccano due nomi: Igor Tudor e Roberto Mancini. Per il primo si tratterebbe di un ritorno in bianconero visto che è già stato il vice di Pirlo tra il 2020 e il 2021. Dopo la brevissima parentesi alla Lazio, l’allenatore che gioca col 3-4-2-1 cerca una nuova avventura con cui rilanciarsi ma difficilmente potrebbe accettare il ruolo di semplice traghettatore. Stesso discorso per Roberto Mancini che ha chiuso l’esperienza da ct dell’Arabia Saudita quattro mesi fa e che non allena una squadra italiana dal 2016. A Torino l’ex ct azzurro porterebbe mentalità vincente, esperienza e capacità di lavorare su tutti i moduli, ma anche lui difficilmente potrebbe dire sì a un progetto di un pochi mesi. La Juve intanto continua a riflettere.
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