Il quarto di giovedì è l’occasione per capire (e far capire agli altri) se Spalletti ha completato il processo di rinascita degli azzurri
Facile fare ironie sulla Nations League, dimenticando che questo torneo di collegamento tra Europei e Mondiali è oggi lo snodo per ambire a grandi risultati. E poche big come l’Italia hanno disperato bisogno di grandi risultati. Tra settembre e novembre il nostro gruppo, piuttosto complicato, con Francia, Belgio più Israele, ha restituito entusiasmo e credibilità a una squadra uscita a pezzi dall’Europeo di Germania. Quel mese maledetto gli errori erano stati collettivi, Spalletti fin troppo pressante, giocatori fuori condizione o poco interessati a seguire il ct. Per fortuna i cicli nel calcio moderno si aprono e chiudono a velocità impensabili un tempo. Bravo Spalletti a chiedere scusa e ripartire, con scelte difficili e definitive. Ora serve però la conferma.
obiettivo mondiale
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Dalla Nations è nata la nuova Italia che ha un obiettivo irrinunciabile a lunga scadenza, il Mondiale 2026 dopo due fasi finali perse per strada, ma deve passare per questo quarto con la Germania. Un dentro o fuori per andare alla final four che ospiteremmo noi a Torino, e per “scegliere” il gruppo di qualificazione a Canada-Usa-Messico 2026. Peccato solo per l’ultima di Nations, quando la Francia ci ha restituito con gli interessi il 3-1 del Parco dei Principi; stesso risultato ma, per la differenza reti, loro primi e noi secondi. La superiorità azzurra a Parigi era stata più netta, qualche errore ci ha messo in ginocchio a San Siro. Sarebbe stata un’iniezione di autostima come ai tempi di Lippi o di Mancini. Il bilancio globale resta però molto positivo. S’è vista un’altra Italia che, vinta o meno una partita, ha esibito carattere, atteggiamento e gioco. Non era scontato. Il carattere è emerso subito quando, proprio con la Francia, ci siamo trovati sotto di un gol dopo una decina di secondi per un errore grave. Potevamo affondare: oggi scriveremmo, da eliminati, del gruppo mondiale per rifarci l’ennesima verginità.
la reazione
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Invece parliamo di un’Italia che s’è rimessa in piedi, ha sconfitto la Francia, ha mostrato una superiorità quasi imbarazzante con il Belgio prima dell’espulsione di Pellegrini, ha giocato con Israele come fa una grande contro una piccola: dominando. Il carattere c’è, l’atteggiamento idem: non c’è partita in cui non abbiamo cercato di comandare, attaccare, vincere. Poi, se la Francia nel ritorno è stata superiore, bravi loro che hanno materiale per due squadre e si permettono di tenere il Thuram juventino fuori, ma hanno anche qualche problema nel fare gruppo. Noi non abbiamo mai rinunciato a giocare, la strategia degli undici dietro la linea della palla non ci riguarda. Risultati raggiunti anche con una disposizione tattica più equilibrata. Sdoganata la difesa a tre, non più simbolo di difensivismo sfrenato, Spalletti ha avuto il coraggio di sistemare Bastoni al centro della linea, liberando la zona sinistra per Calafiori che da lì diventa il regista aggiunto, lo spacca-linee rivali, l’incursore arretrato lusso per quasi tutti gli altri. Le fasce sono di valore: il miglior Cambiaso, ambito da Guardiola non a caso, e il miglior Dimarco compongono una coppia top dalla doppia fase. E il centrocampo? L’Inghilterra ha restituito un Tonali sui livelli Milan, Barella è indispensabile, e Ricci davanti alla difesa offre una combinazione di regia e copertura a velocità d’esecuzione altissima. Davanti Retegui s’è trasformato in goleador vero con Gasp, Kean è un altro Kean, e c’è da valutare il partner: Spalletti può far convivere i due 9 o scegliere tra almeno quattro soluzioni tecnico-tattiche diverse, Raspadori, Frattesi, Maldini, l’ultimo Zaccagni che non poteva non tornare. I giovani, da Casadei a Maldini a Pisilli, non mancano. Un 3-5-2 mobile che schiera sempre cinque uomini offensivi, dialoga senza trastullarsi nel possesso, è verticale e sa essere letale in contropiede.
ostacolo germania
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Ora però c’è la Germania, reduce da una Nations eccellente, con giovani emergenti, veloce, leggera, dominante. Out i tre attaccanti titolari (Havertz, Wirtz, Füllkrug), ma sempre favorita, anche per il ritorno nel fortino di Dortmund. Meglio per noi partire da non teste di serie, a fari non proprio spenti ma quasi. Italia-Germania non è un semplice “quarto” di Nations, Possiamo perdere e dipenderà come. Ma possiamo vincere e allora equilibri, autostima e considerazione degli altri cambierebbero. Da un po’ non ci trattano da Italia, come la nazionale che tutti volevano evitare. Questa è la grande occasione per capire se e quanto siamo forti. E per scrollarci di dosso quel fatalismo che ci aggredisce dalla campagna di Russia. Le scorie le abbiamo eliminate. Adesso il gioco si fa duro ed è il momento dei duri.
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