Lo slovacco alla settima stagione in azzurro: l’obiettivo è vincere ancora
Paradossi lessicali: perché chiamare vertice basso Lobotka, uno che ha il senso più alto del calcio, sa di contraddizione in termini. Non è un’offesa, ci mancherebbe, forse neanche un nonsense: è semplicemente una collocazione, si direbbe una raffigurazione, o magari una provocazione. Perché l’Iniesta in sedicesimi – come da definizione – è modernismo nell’intelligenza della interpretazione del ruolo del regista. E allora, ciak, si riparte, Lobotka anno settimo, senza neppure il rischio di imbattersi in quelle crisi che appartengono semplicemente alla statistica della retorica: centonovantotto partite (e due gol) per prendersi il Napoli e tenerselo completamente per sé, al di là di una clausola ch’esiste (a 25 milioni di euro) e però niente cambia, perché il suo futuro è qua, per un’altra scommessa. “Il mio terzo scudetto col Napoli? Speriamo…”.
centrale
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Tutto ruota intorno a Lobotka, dal giorno in cui Luciano Spalletti s’è intrufolato nel sottoscala ed è andato a recuperare un talento dimenticato, anzi scartato, in un semestre pieno di niente (258 minuti effettivi), se non di retro-pensieri, amarezze, esclusioni e pure problemini fisici qua e là. Però il Lobo vero, e poi s’è visto, nonostante i 20 milioni investiti stava immalinconendosi ai margini d’un Napoli del quale poi si è impadronito, fino a diventare intoccabile, trasformandosi in leader e catturando Conte: “Lui e Anguissa sono tra i più forti”. E non era ancora arrivato McTominay, né Gilmour; e De Bruyne non stava neppure nei pensieri di Manna, non si poteva, mentre adesso, in un centrocampo tutto fosforo e quindi cervello fino, mentre salutava Hamsik all’ultimo giro di campo, Lobotka si tiene il Napoli. “Questa stagione sarà durissima, vediamo come andrà. Ma noi rimarremo con i piedi per terra e lavoriamo giorno dopo giorno come abbiamo fatto lo scorso anno”.
storia
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Si ricomincerà tra otto giorni, appuntamento a Castel Volturno per esami medici e test atletici: poi, di corsa, tra Dimaro-Folgarida e Castel di Sangro, per immergersi in questi nove mesi che sanno di nuovo, anzi di antico, con il campionato che chiama e la Champions League che trascinerà con il proprio potere seduttivo. E sarà però un altro Napoli, simile a quello del passato ma arricchito adesso da Kevin De Bruyne, non uno qualsiasi, che assieme a McTominay e con loro Anguissa e Gilmour, formeranno le eccellenze in mezzo al campo e tenteranno di affascinare con quel calcio limpido, che sa di bellezza. “Io penso che qualunque giocatore che arriva a Napoli conosca la storia”. E che tenterà di riscriverla, attorno a Lobotka.
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