Il calendario aiuta la capolista che non gioca le coppe, ma Inzaghi ha riserve più forti e un gruppo abituato alle lotte
Si sono staccati dal gruppo andando su con il loro, insostenibile passo. Napoli e Inter sono come due ciclisti che, dopo aver creato il vuoto, sono destinati ad arrivare al traguardo insieme, a meno che qualcuno riesca a piazzare lo scatto decisivo anticipando la volata. Occhio alle forature: l’Inter ha bucato nel recupero con la Fiorentina, il Napoli domenica contro l’Udinese. Tra le due squadre adesso c’è un solo punto: Napoli 55, Inter 54. Una partita può fare la differenza come il Poggio alla Milano-Sanremo: il 2 marzo, anche se potrebbe essere sabato 1 alle ore 18, il Maradona sarà il teatro della sfida-scudetto. Di sicuro il calendario è una variabile di cui tenere conto: la capolista ha un finale in discesa (ultimo big-match il 30 marzo con il Milan), ma anche i nerazzurri non hanno un programma tremendo nelle ultime giornate. Piuttosto, l’Inter deve giocare ancora con la Juve domenica (ma il Napoli sfiderà in trasferta la Lazio: stesso coefficiente di difficoltà) e due settimane dopo lo scontro diretto andrà a Bergamo. L’Atalanta si è staccata, ma i cinque punti dalla vetta consentono a Gasperini di coltivare ancora, e senza sbandierarlo, la più dolce delle ambizioni: sfruttando la gara casalinga con il Cagliari e sperando nei pareggi delle prime due, rientrerebbe in pratica nel gruppetto ridisegnando di nuovo lo scenario di questo finale di campionato.
Rose diverse
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Restando per adesso sul duello Napoli-Inter, Antonio Conte sa già quante partite dovrà preparare da qui a fine stagione (14) mentre Simone Inzaghi insegue il sogno europeo ed è ancora dentro in Coppa Italia: la forbice va da un minimo di 17 a un massimo di 25 incontri. Non siamo tra quelli che attribuiscono per principio alle coppe un’incidenza negativa sulla volata scudetto. Possono togliere qualcosa sul piano della freschezza, ma possono anche aggiungere sul piano dell’entusiasmo e della convinzione. Il vero problema sono gli infortuni, ma ci si può far male anche in allenamento o giocando solo una volta alla settimana, come dimostrano le assenze di Olivera e Spinazzola che hanno costretto Conte a schierare contro l’Udinese Mazzocchi con esito negativo. Il vantaggio del Napoli sta nel poter preparare una partita in 5-6 giorni e non in 2-3. Ma Inzaghi ha una rosa più profonda, più strutturata e più abituata a primavere calde: volata scudetto persa con il Milan nel 2021-22, finale di Champions e rincorsa al quarto posto nel 2022-23, apoteosi tricolore nel 2023-24. Il Napoli due anni fa chiuse il discorso scudetto in pieno inverno: da marzo l’argomento più trattato a Castel Volturno era la presunta data dei festeggiamenti.
Il bilancio
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L’Inter è più forte e se fa… l’Inter resta favorita. Ma conteranno i dettagli. Il Napoli è aggrappato alla capacità del suo allenatore di spostare tanti punti e di trarre il massimo da tutti i giocatori. Nelle dichiarazioni post-Udinese il tecnico degli azzurri ha tenuto i toni bassi sottolineando che la sua squadra sta facendo un percorso inimmaginabile. Conte vuole togliere pressione al gruppo, ma racconta anche la verità: la velocità di crociera del Napoli è superiore alle potenzialità. Ma proprio per questo motivo stona la scelta della società di non sostituire Kvara. Non in senso numerico (è arrivato Okafor), ma tattico. Fino a gennaio il Napoli aveva il giocatore in grado di sparigliare le carte entrando dalla panchina (solitamente Neres, poi diventato titolare). Raspadori, Simeone e compagnia sono bravi, ma non hanno quelle caratteristiche. Le riserve di Inzaghi sono più funzionali perché inserite in un contesto da tempo abituato a certe dinamiche. Chi entra non è magari all’altezza del titolare, ma ci va vicino. E il livello resta alto. Altro nodo centrale per Conte è il rendimento di Lukaku: il Napoli segna poco e il belga non incide quanto dovrebbe. Il confronto con Lautaro e Thuram è stridente. Ma il Napoli è lassù e non ha intenzione di mollare.
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