Napoli campione d’Italia: Conte vince il quarto scudetto azzurro

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Due anni dopo l’impresa di Spalletti è di nuovo festa. Il settennato di Maradona sembrava irriproducibile e invece…

Antonio Giordano

Collaboratore

Il sole a mezzanotte: perché adesso che è finita e non c’è altro da temere, nel cielo buio di Napoli ci sono luci che illuminano. È il quarto scudetto, il secondo in tre campionati, e ci sono voluti appena 645 giorni per passare da una festa all’altra e chiedersi se sia vero oppure se invece sia semplicemente un sogno. C’è un tempo, adesso, che appartiene alla Napoli 3.0, canterebbe Fossati ch’è un tempo vissuto; o, urlerebbe Pino Daniele, Napule ‘e mille culure. È la voce di criaturi, dei grandi e dei piccini, che sale piano piano, perché pure ora, come nel 2023, nessuno avrebbe mai sperato che accadesse qualcosa del genere, una specie di miracolo dentro una città che si sta prendendo il campo – anche quello di regata – e la scena, che si riprende lo scudetto e se lo tiene stretto. 

napoli campione

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Il Maradona è l’epicentro del trionfo, che ora ha riversato a tutta la città per le strade e nelle piazze, e sta facendo versare alle tante Napoli nel mondo le sue lacrime di gioia. È successo ancora e di nuovo, lo scudetto, ed è la conferma che c’è un club, il Napoli, tornato nella sua dimensione, quella che per 14 anni l’aveva trascinata in Europa.

mercato virtuoso

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L’ha fatto riabilitandosi immediatamente, dopo una stagione disastrosa, andando a prendere un allenatore vincente e capace di ricostruire dalle macerie, spendendo 150 milioni di euro (per McTominay, Lukaku, Neres, Buongiorno, Gilmour…) nell’estate scorsa, osando e recuperandone 75 a gennaio con la cessione di Kvara: piaccia o no, De Laurentiis ha il fiuto per gli affari e vede dove altri non rischiano di lanciare il loro sguardo. Lo scudetto appartiene anche a lui, e ci mancherebbe, il papà di un Napoli che è suo da 21 anni. Poi c’è un allenatore, Conte, che non ha paura di rimettersi in gioco, che ricostruisce dalle macerie, che ama le sfide teoricamente ai limiti dell’impossibile. E c’è una squadra forte, molto forte, è la figlia di un Progetto che soltanto una volta, dopo l’ebbrezza del terzo scudetto, è stata minata da scelte discutibili e rovinose e però con dentro ancora Anguissa e Lobotka, Meret e Di Lorenzo, uno straordinario Rrahmani, Politano e Raspadori, ma anche Simeone e Olivera e Juan Jesus, quelli che c’erano con Spalletti e che non sono riusciti a fronteggiare lo scempio del decimo posto. Ma questo è il passato. Napoli è nel futuro, riscrive la geografia del football, sposta verso il Sud il potere calcistico, unico club ad opporsi a Inter, Milan e Juventus per due volte in questo quarto di secolo, con altri tre scudetti sfiorati davvero (uno con Mazzarri, due con Sarri), con una galleria di personaggi in panchina (Benitez, Ancelotti, Spalletti e Conte) e un’altra di calciatori (quelli che ci sono e quelli che c sono stati) testimonianza di un’idea assai ambiziosa, di scelte coraggiose, di capacità di investimenti e di lungimiranza. 

NELLA STORIA

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Napoli è una frontiera nuova, da un bel po’, con anche le sue fragilità, con l’assenza di strutture moderne, con uno stadio che è tormento politico-calcistico, ma con un management che a modo suo sa come si vince e l’ha rifatto ancora, ha aggiunto un altro scudetto, e questo è il quarto, eguagliando il settennato di Maradona che sembrava irriproducibile ed invece sta qua, sotto gli occhi del Mondo. C’è una quarta data che ora s’aggiunge alla storia: dopo il 10 maggio dell’87, dopo il 29 aprile del ‘90, dopo il 4 maggio del 2023, viene tinteggiata d’azzurro questo 18 maggio 2025. È tutto l’oro di Napoli. E non finisce qua.



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