Riccardo ha attaccato Rino pubblicamente (“Non ha la mia stima”), facendo tornare indietro l’orologio del Milan a sette anni fa. Ripercorriamo che cosa successe
In questi casi di solito si parla di sassolini. Esatto, quelli famosi che si tolgono dalle scarpe – recita il detto – quando magari è passato un lasso di tempo sufficiente per derubricare il rinfaccio rabbioso da polemica esplosiva a semplice puntura, che magari uno cova dentro di sé per anni fino al momento in cui decide di liberarsene. Ecco, per Riccardo Montolivo quel momento è arrivato ieri. Sassolone, più che sassolino. Destinatario: Rino Gattuso, che sta per sedersi sulla panchina della Nazionale al posto di Spalletti. Il Monto ha parlato così di Ringhio a Sky: “Diciamo che non è una persona che gode della mia stima”, per poi aggiungere “ovviamente spero che con l’Italia faccia il meglio possibile”. La seconda parte è, appunto, un’ovvietà. E in realtà lo è pure la prima perché, chi ha un po’ di memoria lo sa bene, non è un mistero che l’ultimo spicchio di avventura in rossonero per Riccardo – quando, appunto, in panchina sedeva Rino – non sia stato molto gratificante. Diciamo un supplizio, professionalmente parlando. Le parole di Montolivo colpiscono perché rimandano a un contesto personale fra lui e Rino nel momento in cui quest’ultimo sta per raccogliere le macerie azzurre. Ma quindi, per chi non ricordasse bene, che cosa successe all’epoca?
ai margini
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Le stagioni vissute sotto lo stesso tetto a Milanello sono state due: 2017-18 e 2018-19. Gattuso, promosso dalla Primavera, subentra a Montella a cavallo tra novembre e dicembre. Sono due stagioni in cui il Diavolo non decolla, e quando le cose vanno così è più facile che si creino degli strappi. In questo caso c’è già un buco, che poi finisce col diventare squarcio. I numeri raccontano molto e dicono che nella prima annata Montolivo raccoglie – coppe comprese – soltanto 17 presenze che non gli permettono di arrivare nemmeno a mille minuti di campo. Ma è quella successiva la pietra tombale su tutto: nemmeno mezzo piede in campo, solo un infinito elenco di panchine, mancate convocazioni e qualche problema fisico (polpaccio) che, molto probabilmente, non ha comunque influito sulle scelte di Gattuso. Ufficialmente non è un fuori rosa, ma è come se lo fosse. Separato in casa: una parte di allenamento con la squadra, una parte da solo o con la Primavera. Uno scenario complicato per Riccardo, che era già reduce dall’addio alla fascia da capitano, finita sul braccio di Bonucci nell’estate 2017 (quindi con Montella). Poi, tanti saluti anche alla maglia da titolare, finita sulle spalle di Biglia e di Locatelli per la frustrazione di Riccardo, che agli amici ripeteva come un mantra sempre la stessa cosa: “Ho sempre dato il mio contributo nello spogliatoio e in campo, non capisco il perché di tutto questo”. In più, un altro schiaffo: la mancata convocazione per la tournée Usa nell’estate 2018 (“Non mi venne mai spiegato il perché, la decisione mi fu comunicata dal team manager con un sms il giorno prima della partenza”). Una situazione che lo ha minato nell’anima al punto da dare l’addio al calcio giocato, a novembre 2019, in aperta polemica col trattamento ricevuto dal Milan. “Cos’è successo con Gattuso? Per me nulla, ma non sono riuscito a spiegarmi questa situazione e non ho mai avuto risposte”, disse all’epoca Riccardo. Ora c’è un sassolino che rotola giù dalla montagna, e chissà se Rino prima o poi gli risponderà.