I trionfi del passato non devono condizionare l’analisi del presente. E il presente dice che la Norvegia è più forte dell’Italia perché “lo dice il campo. Dobbiamo essere umili e non pensare sempre alla storia, a quello che siamo stati”. Non nasconde un po’ di preoccupazione sul destino degli azzurri Demetrio Albertini che, a margine della presentazione del Gran Gala del Calcio, si dice però anche certo che Rino Gattuso possa essere l’uomo giusto per aiutare la nazionale.
“Al di là di tattica e tecnica, servono valori morali. Rino è un uomo di cuore e di grinta e certamente cercherà di trasmettere questi valori morali che devono avere i giocatori per queste due partite”, sostiene l’ex centrocampista del Milan. La ricerca della cause del tracollo, all’indomani dell’impietoso 4-1 subito a San Siro, non è semplice. C’è probabilmente un problema strutturale e forse istituzionale, c’è un problema culturale inerente i giovani talenti, ma c’è anche una mancanza di valori nel gruppo che scende in campo. “Vanno fatte due valutazioni, una è quella tecnica – spiega Albertini riguardo il match di San Siro – in cui secondo me nel primo tempo l’Italia non ha fatto così male, nella ripresa si è sfaldato un po’ l’aspetto tattico e tecnico. Per quanto riguarda invece la valutazione emotiva è una sconfitta pesante, perché si vanno a sommare anche i gol presi all’andata e sette reti sono un divario importante. Oggi parlo di valori della squadra che deve avere, più ancora della parte tecnica e tattica”.
Resta fondamentale poter contare sui giovani talenti perché il calcio italiano ne ha e Pio Esposito ne è la prova: “È la dimostrazione che va data un po’ fiducia ai giovani, che non è vero che non abbiamo i talenti nei nostri campionati giovanili. Dobbiamo solo avere un po’ di pazienza e di coraggio. Ce lo diciamo sempre, sono vent’anni che ho smesso di giocare e per vent’anni diciamo sempre le stesse cose e poi alla fine non lo diciamo mai. Non credo che per vent’anni non abbiamo avuto talenti. Bisogna aiutarli e saper aspettare. Spero che Pio Esposito sia uno dei tanti che possa riprendersi la maglia da titolare nelle grandi squadre”. Ciò che conta, secondo Albertini, è che “non bisogna avere la nostra storia come prospettiva. È la cosa più importante. Altrimenti ci soffermiamo a ciò che eravamo e non a quello che siamo e che vorremmo essere. Bisogna lavorare, avere un po’ di coesione strutturale per poter definire ciò che il nostro calcio vuole essere e anche la nostra Nazionale. Giocatori ne abbiamo, bravi. Ma ne abbiamo pochi che giocano ad alto livello. Questo è il punto. Per diventare campioni e fuoriclasse bisogna giocare e si gioca sempre poco”.
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