Torino – La sua firma sugli 8 punti totalizzati finora c’è. E si vede: è scritta con un pennarello indelebile. Vanja Milinkovic Savic è il protagonista assoluto dell’avvio di stagione del Toro. Il momento della consacrazione è arrivato: adesso guida la difesa, para tutto ciò che passa dalle sue parti ed è sicuro come mai prima d’ora. Anche contro il Lecce il gigante serbo è stato determinante: la doppia parata su Krstovic ha permesso ai granata di blindare uno 0-0 che è oro colato, soprattutto in relazione alla sofferenza vissuta per larghi tratti del match. Ma Milinkovic Savic ha messo le mani anche su altri punti ottenuti finora: bene contro il Milan, determinante sul rigore di Pasalic contro l’Atalanta e straordinario anche a Venezia. Per informazioni, chiedere a Nicolussi Caviglia. Ad analizzare la crescita di Vanja ci pensa Silvano Martina. Da ex portiere che ha difeso anche la porta del Toro, ma anche da occhio esperto di chi ha seguito passo dopo passo la carriera di Buffon, non proprio uno qualunque.
Martina, le parate di Milinkovic Savic hanno colpito anche lei? Che giudizio si sente di esprimere?
“Partiamo da un presupposto: ritengo sia sempre stato un portiere forte. Non ancora ai livelli di oggi, ma comunque affidabile. In questa stagione sta diventando decisivo per il Toro e credo che questo corrisponda ad una sua maturazione più mentale che tecnica. Mi sta piacendo tantissimo, anche per il modo che ha di guidare la squadra”.
Quando si rende conto un portiere di essere cresciuto?
“ntanto l’ambiente influisce moltissimo: quando avverti scetticismo intorno a te hai molta più paura di sbagliare. Io credo che il rigore di Pasalic sia la sliding door della stagione di Milinkovic Savic: aveva bisogno di un momento così. Di sentirsi un eroe, di avere la percezione di essere fondamentale per il Toro. Quell’episodio gli ha dato la tranquillità anche di poter sbagliare: per un portiere fa tutta la differenza del mondo la serenità con la quale leggi ogni azione”.
Pensa che possa aver influito anche il cambio di allenatore, da Juric a Vanoli?
“Direi di no. Milinkovic Savic con Juric giocava sempre e Vanoli non ha fatto altro che rimetterlo in porta, confermando una fiducia che onestamente il Toro non ha mai messo in discussione. Adesso sta vivendo un grandissimo momento e può continuarlo: quando un portiere si sente bene, difficilmente l’annata prende una piega sbagliata”.
Anche a lei è capitato di vivere un momento che le ha cambiato la carriera in maniera importante?
“Si, quando andammo in Serie A col Genoa (stagione 1981-1982, ndr). Ero molto criticato in quel periodo, ma in una partita di Coppa Italia contro la Fiorentina parai davvero tutto. Fu un momento di svolta per me, perché da quel momento anche la gente ha iniziato a sostenermi. Quando un portiere percepisce la tranquillità non solo dei compagni, ma anche dei tifosi, allora la prospettiva cambia del tutto”.
Ma quanti punti può portare un portiere in una squadra come il Toro?
“Direi che Milinkovic Savic ne ha già regalati parecchi ai granata. Poi ora è in una fase anche fortunata: tutti pensano che la seconda parata su Krstovic sia stata difficilissima, per esempio, ma in realtà l’attaccante poteva fare solo quello e lui ha semplicemente letto l’azione nella maniera corretta. Il portiere vive di questi momenti: a volte anche l’errore dell’attaccante esalta oltremodo la bravura dell’estremo difensore. In ogni caso, il Toro ha un numero uno valido. E penso che debba tenerselo stretto: puntare su Vanja è stata la scelta giusta, brava la società che lo ha aspettato tanto e che adesso viene ripagata”.
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