I rossoneri pensano all’ex Juve come piano B nel caso sfumassero le prime scelte
La margherita del Milan per il nome del nuovo allenatore rischia di perdere petali su petali. Vincenzo Italiano, il prediletto del nuovo direttore sportivo, Igli Tare? Vicino al rinnovo con il Bologna. Massimiliano Allegri, il tecnico di garanzia per tornare subito al vertice? In orbita Napoli, con Antonio Conte – uno degli errori ammessi (tardivamente) dall’ad rossonero, Giorgio Furlani – che tornerebbe a “casa sua”, la Juventus. Roberto De Zerbi, il più “milanista” degli emergenti? Confermato ufficialmente tre sere fa dal Marsiglia anche per la prossima stagione. E infine Gian Piero Gasperini, l’artefice del miracolo Atalanta? In attesa di definire con la Dea il suo futuro nei prossimi giorni. Allora, chi resta per il Milan? In via Aldo Rossi predicano calma, nonostante l’impazienza della piazza. Finché i primi obiettivi non saranno sfumati in via ufficiale, c’è sempre la speranza del colpo di coda. La sensazione, però, è che in questo momento il destino del Diavolo dipenda da ciò che succede altrove, senza possibilità di arrivare a uno dei primi obiettivi “di forza”, come ci si aspetterebbe da un big club. E se poi davvero la margherita dovesse rimanere “sfoglia”? Tare e il resto della dirigenza rossonera hanno comunque delle idee alternative. Tra cui, la più viva porterebbe a Thiago Motta, reduce dall’esperienza deludente alla Juve.
Cavallo di ritorno
—
Motta piaceva al Milan già lo scorso anno, quando si era intuito che il ciclo di Stefano Pioli fosse arrivato al termine. Ma sull’allenatore italo-brasiliano, allora al Bologna, si era mossa con grande anticipo la Juve e non ci fu modo di inserirsi. Così i rossoneri deviarono prima su Lopetegui (scelta poi ricusata) e infine su Fonseca. Il dopo è già agli archivi: sia la stagione infelice del Diavolo che l’avventura molto più breve del previsto di Thiago a Torino, disarcionato dalla Zebra tra alti e bassi nei risultati e rapporti freddini con lo spogliatoio. Le due parti deluse potrebbero così cercare di rilanciarsi insieme. Non sarebbe la prima volta. E non va dimenticato poi che di questi tempi, un anno fa, Motta era un nome molto apprezzato in Italia e in Europa. A chi storcerebbe il naso su di un tecnico al Milan dopo essere stato allontanato dalla Juve senza vincere, bisognerebbe ricordare un precedente illustre: Carlo Ancelotti. Carletto, infatti, nel 2001 sostituì in corsa Fatih Terim, ma fino a qualche mese prima era sulla panchina bianconera a subire i cori non proprio edificanti dei tifosi della Signora per gli scudetti sfumati. A Milano, scrisse poi la storia.
Outsider
—
Thiago Motta, ovviamente, non ha il passato rossonero di Ancelotti. Ma nemmeno le alternative, come per esempio Roberto Mancini. Il Mancio non è una delle prime scelte di via Aldo Rossi, ma ha un palmares di primo livello, sebbene non alleni un club addirittura dal 2018. Dopo quell’anno allo Zenit in Russia, solo panchine delle nazionali. Su quell’azzurra portò l’Italia in cima all’Europa nel 2021 – risultato straordinario -, per poi cadere vertiginosamente nelle qualificazioni al Mondiale in Qatar. Peggio è andata a Mancini in Arabia Saudita, con l’esonero lo scorso ottobre. Complicato poi pensare a Maurizio Sarri, i cui rapporti con Tare si sono decisamente raffreddati nel corso della convivenza alla Lazio, o ad allenatori promettenti, ma ancora molto giovani, come Francesco Farioli. Così come l’opzione di una nuova scommessa da cercare all’estero, dopo Fonseca e Conceiçao. A proposito di quest’ultimo, per quanto nel contratto firmato alla fine di dicembre sia prevista una clausola bilaterale per interrompere il rapporto al termine di questa stagione, è scontato che Tare voglia almeno incontrarlo per definire nei dettagli l’addio. Conceiçao ha un accordo con il Milan fino al 30 giugno 2026, ma a meno di (clamorosi) colpi di scena, non siederà più sulla panchina del Diavolo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA