Milan, Theo e Leao migliorano a Udine. L’analisi di Licari sulla Gazzetta

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Rossoneri perfetti sul campo dell’Udinese: la carica dei big aiuta Conceiçao a lottare ancora per l’Europa, e se i due big…

Fabio Licari

Giornalista

In teoria tutto può succedere, anche che il Milan rientri sorprendentemente in corsa per un posto al sole in Europa. E non intendiamo la Conference. Dopo il 4-0 all’Udinese, gli splendidi gol di Leao e del redivivo Theo come ai tempi belli, la difesa a tre che non ha mai corso rischi, e una mentalità offensiva fino all’ultimo, la classifica sembra d’improvviso meno sgradevole: la Fiorentina è a un punto, la Roma a due, la Lazio oscilla anche nelle coppe, la Juve sembra in ripresa e ora vediamo con il Lecce, l’Atalanta sembra sperduta. 

calendario

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Questo campionato ribalta continuamente previsioni e scenari, però il calendario del Milan non è dei più invitanti: sei giornate alla fine, tra le rivali proprio Atalanta, Bologna e Roma, ma anche Genoa e Monza che avranno forse meno motivazioni per ragioni opposte. C’è vita oltre la Coppa Italia, che resta il percorso più credibile per dare un senso alla stagione strampalata, tra il cambio d’allenatore, la Supercoppa d’Arabia che lasciava immaginare chissà cosa e la lenta discesa verso l’anonimato. Un 4-0 può guarire tanti mali, ed è stato un bel 4-0, senza rischiare niente se non il batticuore per lo spaventoso incidente a Maignan.

Sport in tv oggi venerdì 11 aprile

niente illusioni

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Ma sarà bene non illudersi che da un giorno all’altro sia tutto cambiato o che il ricorso alla difesa a tre abbia aggiustato in una notte tutti i problemi. O meglio: servono controprove. Intanto qui c’era l’Udinese di fronte. E l’Udinese non è più la rivelazione. Per quanto l’equazione assenza Thauvin-crollo verticale possa essere un alibi affascinante per i bianconeri, è chiaro che qualcosa s’è rotto. Quarta sconfitta di fila, appena un gol segnato in 360’. Anche le scelte di Runjaic non convincono. Genoa, Inter (soffrendo) e Verona avevano fatto bottino pieno, era dovere del Milan mantenersi in quota. È questa la prima bella notizia per Conceiçao: il Milan ha fatto il Milan, senza dover recuperare due schiaffi. Non l’unica. L’altra è che il Milan è parso squadra. S’è visto un lavoro collettivo non solo in fase d’aggressione, ma anche quando c’era da recuperare palla o aiutare un compagno sotto pressione. S’è visto fino al fischio finale. 

lavoro

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Non si può negare il lavoro di Conceiçao: il Milan non ha ancora un’identità definitiva, ieri però alcuni movimenti non sono sembrati casuali. Campo e possesso dati all’Udinese in cambio di ripartenze letali. Può darsi che la difesa a tre abbia compattato le linee, con tutti i pro e i conto che questa scelta propone. Se vogliamo, è stato un surplus di sicurezza quello che Conceiçao s’è concesso, visto che l’Udinese attaccava soltanto con Lucca, spesso preda dei suoi fantasmi, Atta si muoveva ma ci mette sempre tempo per entrare in partita, gli altri facevano fatica ad arrivare da lontano. Probabilmente ce n’era bisogno. 

AC Milan's French defender #19 Theo Hernandez celebrates with AC Milan's Portuguese forward #10 Rafael Leao (R) after scoring the opening goal during the Italian Serie A football match between AC Milan and Venezia FC at the San Siro Stadium in Milan, on September 14, 2024.  (Photo by Gabriel BOUYS / AFP)

quei due…

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Possibile che Theo a tutta fascia trovi l’ispirazione di un tempo: il vero Theo cambierebbe totalmente il Milan. Reijnders non tradisce mai e poi mai. Abraham crea sempre qualcosa. E poi Leao e il suo gol, molto più bello e complicato di quanto s’ìmmagini. Di sicuro Leao più accentrato perde in slalom strappa-applausi, ma il gol da 10, dal limite dell’area, può aprire nuove prospettive non solo tattiche. Certo c’è tutto Leao dentro: aspetta la palla con un linguaggio del corpo che tradisce una calma quasi irreale visto il momento della partita (e della stagione), poi con tanta lievità mira l’angolo lontano, come fosse la cosa più semplice del mondo. Non è così. Se Leao aggredisse partita e palloni, invece di aspettarli con quella leggerezza che a volte diventa superficialità, che Leao sarebbe? Domanda che attende risposta fin dall’Atalanta, in una Pasqua che non potrà essere di resurrezione per due. Non serve aspettare per giudicare i fischi a Maignan fino all’infortunio. Non erano “buuu” ma in pratica complici dei “buu”. Bene ha fatto il portiere a ignorarli, è l’unica soluzione. Poi l’editoriale del giorno l’ha scritto quel tifoso inquadrato in primo piano mentre applaudiva per esorcizzare la paura, con Maignan esanime a terra. Sentiti i fischi di un tifoso non lontano, gli ha urlato così: “Ma che caz… fischi?”. Ecco: lo vorremmo sapere anche noi.



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